Economia

Effetto dazi, gli annunci di Trump affossano l’export italiano: -9,6% verso gli Usa

ROMA – La guerra tariffaria innescata dagli Stati Uniti contro Cina e Unione europea ha fatto sentire i suoi effetti già a febbraio. L’export italiano è aumentato su base mensile e su base annua ma è crollato negli scambi con Washington. Lo certifica l’Istat con i dati sul commercio estero di febbraio 2025, l’ultimo mese di calma apparente prima che gli scambi globali venissero squassati dai dazi specifici, reciproci e incrociati tra Donald Trump e il resto del mondo.

Confindustria: “Con i dazi rischio strutturale”

Già gli annunci, prima delle minacce e delle misure vere e proprie, hanno inciso sulle decisioni delle imprese e spinto a un riposizionamento, con la ricerca di nuovi partner e nuovi acquirenti al di qua dell’Atlantico. Nel frattempo Confindustria alza il livello di attenzione sulla produzione e l’industria italiana. Il settore, già debole da mesi, conme l’aumento dei prezzi dovuto alle tariffe trumpiane rischia “una crisi strutturale”. A febbraio il Centro studi di Confindustria ha registrato un calo della produzione dello 0,9%, dopo il rimbalzo a gennaio pari a +2,5%.

La variazione acquisita nel primo trimestre è positiva dello 0,4% dopo cinque trimestri in calo. Ma l’indice Rtt (Real time turnover) indica un calo profondo del fatturato a febbraio, il Pmi segnala ancora flessione a marzo (46,6 da 47,4) e la fiducia peggiora. I dazi, sottolinea ancora lo studio, hanno conseguenze negative sugli scambi, la stabilità dei mercati e le decisioni di spesa e investimento.

Dazi Usa, l’effetto sull’export a febbraio 2025

A febbraio 2025 l’Istat stima una crescita congiunturale più ampia per le esportazioni (+3,5%) rispetto alle importazioni (+1,7%). L’aumento su base mensile dell’export riguarda entrambe le aree, Ue (+3,7%) ed extra-Ue (+3,2%). Nel trimestre dicembre 2024-febbraio 2025, rispetto al precedente, l’export cresce del 4,0%, l’import del 3,0%.

A febbraio 2025 l’export cresce su base annua dello 0,8% in termini monetari, mentre si riduce del 4,3% in volume. La crescita tendenziale dell’export in valore è sintesi di un incremento per i mercati Ue (+3,0%) e di una contrazione per quelli extra Ue (-1,6%). L’import registra una crescita tendenziale del 4,1% in valore, che coinvolge in misura più marcata l’area extra-Ue (+8,7%), rispetto a quella Ue (+1,0%); in volume, le importazioni si riducono del 2,7%.

Effetto dazi, crolla export verso gli Usa

Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’aumento dell’export nazionale sono: Germania (+14,5%), Spagna (+21,1%), Svizzera (+17,3%), Regno Unito (+10,4%), paesi Opec (+12,9%) e Paesi Bassi (+13,3%). All’opposto, Stati Uniti (-9,6%), Belgio (-11,8%), Turchia (-9,9%) e Austria (-9,0%) forniscono i contributi negativi più ampi.

Tra i settori che più contribuiscono alla crescita tendenziale dell’export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+31,2%) e mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+9,6%). Diminuiscono su base annua le esportazioni di coke e prodotti petroliferi raffinati (-25,8%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (-4,1%) e autoveicoli (-11,5%).


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