Educazione sessuale e violenza di genere, l’influencer Raffaele Giuliani: «Social per parlare ai giovani»
di L.M.
Parlare ai giovani, ma soprattutto farli riflettere. È questo l’obiettivo di Raffaele Giuliani, giovane divulgatore e studente di psicologia all’ultimo anno della magistrale a Roma, che attraverso i social e il suo blog indipendente affronta temi come l’attualità, la politica e la psicologia con uno sguardo critico e consapevole. Umbria24 ha parlato con l’influencer ternano del sentito tema dell’educazione sessuale nelle scuole e della violenza di genere.
Dai social alla piazza «TikTok è un mezzo, non il fine», spiega Raffaele con oltre 500 mila follower sui social. «È un’applicazione troppo algoritmica, voglio scegliere io cosa mostrare e quando, per questo ho aperto il mio blog». Uno spazio autonomo di approfondimento e libertà espressiva nel quale tratta di attualità, politica, psicologia e divulgazione scientifica, con lo scopo di stimolare una riflessione collettiva.
L’educazione sessuale come prevenzione della violenza di genere Tra i temi più cari all’influencer c’è l’educazione sessuale nelle scuole, argomento trattato anche da Gino Cecchettin lunedì mattina a Palazzo Gazzoli, che considera una necessità urgente e ancora troppo politicizzata. «Non dovrebbe essere una questione di schieramento politico, ma una tutela per i ragazzi», afferma. «L’introduzione dell’educazione psico-affettiva nelle scuole non solo ridurrebbe fenomeni come malattie sessualmente trasmissibili, ma offrirebbe anche nuove opportunità lavorative a figure come psicologi ed educatori», aggiunge. Secondo Raffaele inoltre, il rifiuto di questa materia da parte di alcuni ambienti politici nasce da un attaccamento morboso al conservatorismo e da una visione distorta del termine progressismo.
I ‘segnali’ della violenza di genere Il giovane ternano collega la mancanza di educazione affettiva anche al fenomeno della violenza di genere. «Le radici della violenza risalgono a ruoli di genere rigidi, antichi, che oggi non hanno più senso ma continuano a influenzarci», spiega. Aggiunge poi «molti uomini faticano a riconoscere e gestire le proprie emozioni perché cresciuti in un sistema che reprime la fragilità maschile, mentre molte donne non riescono a leggere i segnali di violenza perché culturalmente abituate a considerare certi atteggiamenti come normali». Rieducare significa «smontare la cultura del possesso», quella che ancora oggi alimenta i femminicidi e le dinamiche tossiche. La prevenzione, dunque, deve passare dall’educazione perché solo ricostruendo quei ruoli si può smantellare la cultura del possesso, che è il cuore del femminicidio.
La scuola come spazio di crescita Altro punto chiave del suo pensiero è la scuola, che definisce «un’istituzione ancora troppo ancorata al passato». «Gli ultimi ottanta anni di storia sono i più importanti, è lì che si formano le coscienze civiche e politiche dei ragazzi. Serve una scuola che insegni anche a vivere nella società di oggi, non solo a conoscere quella passata», afferma l’influencer.
Cambiare si può Raffaele Giuliani crede nel cambiamento, anche per chi cresce in ambienti disfunzionali. «Tantissimi disturbi e comportamenti violenti possono essere curati, ma serve consapevolezza, il primo passo è ammettere il problema». Quanto alle famiglie, aggiunge «dovrebbero sostenere i figli nel chiedere aiuto, non giustificare i comportamenti, ma spesso la disfunzionalità parte proprio da lì, dai comportamenti appresi in casa». Il giovane ternano insomma utilizza i social non per cercare fama, ma per diffondere consapevolezza. Crede nella cultura come strumento di libertà e nella psicologa come strumento per comprendere il mondo e migliorarlo. «Il mio sogno – conclude – è che sempre più ragazzi si sveglino, perché solo conoscendo si è davvero liberi».
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