Edoardo Pesce: «Ho studiato la riabilitazione per raccontare un corpo che non risponde più»
Come gocce d’acqua. È così che si dice quando due si somigliano. Per i protagonisti del film scritto e diretto da Stefano Chiantini c’è un ulteriore elemento. L’acqua, infatti, è ciò che hanno in comune la figlia Jenny, interpretata al suo primo ruolo per il cinema da Sara Silvestro, e il padre Alvaro, il veterano del panorama italiano Edoardo Pesce. Ex nuotatore lui, promettente stella agonistica lei, i due condividono l’amore per lo stesso sport anche quando tutto il resto li rende quanto mai distanti. Il motivo principale, però, è uno solo: l’allontanamento dell’uomo dalla sua famiglia. Una vita passata insieme e improvvisamente interrotta, così come il matrimonio con la Margherita di Barbara Chichiarelli. Ma sono tanti i non detti tra figli e genitori e ciò avviene anche nel rapporto di Come gocce d’acqua, che prenderà tutta un’altra piega quando Alvaro verrà colpito da un malanno che lo costringerà a cure costanti e lo riavvicinerà alla figlia ostile.
«Con tutto ciò che sta accadendo nel mondo in questo momento, parlare di un film è complesso», dichiara Stefano Chiantini, che spera però che il pubblico possa trovare comunque un po’ di conforto grazie al suo nuovo lavoro. «È ciò che dovrebbe fare il cinema, mostrare le difficoltà quotidiane, ma anche come sia l’amore a nutrire le persone». È così che il regista e sceneggiatore ha affrontato la direzione di Come gocce d’acqua, non potendo escludere anche la propria esperienza personale: «Credo che il perdono sia una delle colonne del film. È un sentimento che conosco. Anche io ero un ragazzo che è scappato dall’Abruzzo, con un padre burbero che mi ha portato a volermi allontanare con più determinazione. Ma proprio perché sono stata una persona andata via con rabbia, sono anche la stessa che è tornata poi anni dopo piena d’amore e riconoscendo nella famiglia un vero e proprio nido». Un senso di accoglienza che Chiantini allarga al proprio lavoro, come ha fatto con i suoi interpreti, di cui apprezza la collaborazione nel creare insieme il mondo dei personaggi. «Mi piace arricchirmi delle loro emotività», afferma il regista. «Se dovessi riconoscermi un merito è il cercare di stabilire un certo grado di complicità e armonia sul set».
L’interpretazione di un personaggio con una disabilità di Edoardo Pesce
Concorda Edoardo Pesce, che nel ruolo di Alvaro si è focalizzato sul mutare il proprio corpo dopo la parziale infermità che colpisce il personaggio: «Mi attirava il passaggio di Alvaro da uomo abbastanza libero e dinamico, sebbene poco presente nella vita della figlia, a persona affetta da un male che lo costringe in una gabbia fisica la quale, in questa fissità, lo porta a passare però più tempo con la ragazza», spiega l’attore. «Con Stefano siamo stati ad un centro nelle parti della Circonvallazione Gianicolense di Roma e abbiamo parlato con due persone che da circa un anno facevano riabilitazione dopo un ictus. Ci siamo fatti spiegare cosa succede quando la parte del cervello che interessa la mobilità viene intaccata e incide sul corpo e la mente. Per esempio ci hanno detto che spesso non si riesce a pronunciare le parole che si hanno in testa. O non si ha la tridimensionalità che ti permette di utilizzare adeguatamente gli oggetti. Dettagli che ho provato a portare nel ruolo, come la camminata di Alvaro, che ho fatto vedere a loro e ho chiesto se fosse giusta».
Una performance su cui Pesce apre un interrogativo: «Chissà poi per quanto ancora noi attori potremmo interpretare persone con una disabilità. È una zona delicata. Ormai ci vogliono degli interpreti che l’abbiano davvero, sembra quella la direzione che si sta prendendo. Mi verrebbe però da dire che, se fosse sempre stato così, non avremmo mai avuto film come Profumo di donna».
Come gocce d’acqua e l’importanza della famiglia
Al fianco di Edoardo Pesce, ad interpretare una madre con un segreto che porta dietro da anni, c’è una Barbara Chichiarelli che ha abbracciato le manchevolezze della sua Margherita. «Siamo tutti imperfetti», afferma in riferimento al comportamento della madre di Come gocce d’acqua. «La giustifico perché, come gli altri personaggi, si ritrova di fronte ad una disgrazia. Un evento che chiunque di noi ha affrontato, a suo modo, nella propria vita e che lascia spaesati. Trovo inoltre che sia un personaggio fondamentale nella storia, perché è colei che, come una testimonianza dal passato, permette di comprendere meglio il presente della sua famiglia».
Al centro del rapporto tra Alvaro e Margherita c’è la vera protagonista dell’opera, la Sara Silvestro che ha potuto unire le sue due più grandi passione in un solo film: «Sono un’ex agonista che un giorno, a quindici anni, ha scoperto l’amore per la recitazione», spiega l’attrice. «Nuotavo tutti i giorni, poi mi è venuta la curiosità di provare qualcosa di diverso e spezzare la routine. A diciotto anni ho abbandonato l’agonismo e mi sono sentita fortunata quando ho potuto mettere insieme questi due mondi nel mio primo film». Fortuna e riconoscimento che prova anche nei confronti dei suoi genitori: «Mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte. Tante famiglie, quando si tratta di agonismo, mettono molta pressione sulle spalle dei figli. I miei mai. Quando ho scelto di lasciare il nuoto mi hanno assecondato, così come quando ho detto loro di voler studiare recitazione. Nessuno nella mia famiglia ha mai avuto nessun legame con l’arte, ma mi hanno sostenuta ed ora sono i miei più grandi fan». Come gocce d’acqua, passato nel 2024 nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, arriva nelle sale dal 5 giugno distribuito da Bim Distribuzione.
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