ecco perché ho firmato la petizione per riaverlo
Ho appreso in queste ultime ore che Franco Bragagna non sarà presente come telecronista ai prossimi Mondiali di atletica a Tokyo, che iniziano il 13 settembre. Un’assenza che si farà sicuramente sentire. In 1500 hanno persino già firmato una petizione (nata su iniziativa di un amministratore del gruppo Facebook “Franco Bragagna Fans Club) per cercare di vederlo in tivù.
Dietro la sua assenza, ufficialmente, c’è il fatto che deve smaltire tipo 200 giorni di ferie arretrate e quindi a Tokyo non ci sarà e la Rai non ha nessuna intenzione di ritirarle. Eppure, ci sono voci che sono più “voci” degli altri, voci che si distinguono, che si ascoltano con quel calore unico, come la voce di un amico ma anche di più. Certo, se fai il contabile in banca non c’è bisogno di una grande voce, ma se fai il telecronista, tu sei la voce!
Franco Bragagna, da oltre 30 anni, è la voce dell’atletica leggera firmata Rai, da quel lontano 1992 ai Giochi Olimpici. Una voce che ha segnato una generazione (io sono invecchiato ascoltando la sua telecronaca d’estate, Mondiali, Olimpiadi, poi Mondiali, e poi Diamond League, e così via… era la voce dell’atletica in tivù).
Se ci fosse un Pantheon delle voci, la sua ci sarebbe. Come quella di Nando Martellini, Giampiero Galeazzi, Sandro Ciotti… Ricordo anche Nando Martellini, che urlava: “Campioni del mondo, campioni del mondo…” in Spagna ’82. La parola “iconico” credo sia stata coniata proprio in quell’occasione.
E poi ricordo, come se fosse ieri, la telecronaca di Galeazzi alle Olimpiadi di Seoul 1988, quando raccontò la vittoria degli Abbagnale — “Ma la prua è italiana, ed è la prima a vincere davanti alla Germania dell’Est e vince davanti addirittura alla Gran Bretagna, terza. I fratelli Abbagnale, due cavalieri delle acque, i più forti in ogni momento e su ogni campo di gara” — un’esplosione di entusiasmo che resta impressa nella memoria di tutti gli appassionati di sport.
Galeazzi raccontò anche che “fu quella da manuale. Gli ultimi 500 metri li remavo in piedi, senza più guardare il monitor. Mi concentravo solo sul movimento degli atleti”. Sono queste le telecronache che diventano storie, che si imprimono nel cuore di chi le ha vissute in tivù.
E ora, in questa sua ultima apparizione ai Mondiali di atletica, Bragagna avrebbe meritato di essere lì. Perché, intanto, una persona competente e preparata, una voce come la sua, non c’è e non se ne vede l’ombra. Il suo modo di raccontare, il suo stile, è unico, e non solo nelle finali. Anche nei turni di qualificazione (che per alcuni sono noiosi, ma non per me), dava il meglio. Ogni gesto degli atleti prendeva vita, e Franco sapeva tutto: le statistiche, le storie di vita, perfino i dettagli più intimi, come quelli di sconosciuti lanciatori di peso, o i nomi degli allenatori, delle mamme e dei papà.
Cito solo un ultimo episodio recente, quello alle Olimpiadi di Tokyo 2020, quando Franco Bragagna aveva appena pronunciato quelle parole profetiche: “Sta per succedere qualcosa…”. L’Italia è in finale nella staffetta 4×100 uomini e, prima di esplodere con gli ultimi 100 metri affidati a Filippo Tortu, in quell’entusiasmo del telecronista c’è tutta una nazione.
Sarà impossibile ai prossimi mondiali di atletica non sentire la mancanza di Franco Bragagna. E allora, anche se il tempo stringe e il mondo cambia, proviamoci. Firmiamo questa petizione, sosteniamo Bragagna, perché l’atletica e la nostra memoria meritano di essere ancora raccontate con passione.
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