Salute

ecco i numeri di quello che sta succedendo a Gaza

In questi giorni non è passato inosservato, a numerosi accademici e colleghi, l’articolo di Sergio Della Pergola “Dominio e Legittimità, Medioriente e Occidente” del 17 luglio 2025 pubblicato sulla rivista “Il Mulino”. Nell’articolo, oltre a molteplici argomentazioni storiche e politiche del tutto fuorvianti, poiché totalmente incapaci di riconoscere minimamente un progetto di colonialismo d’insediamento, apartheid, occupazione, pulizia etnica e genocidio, si legge: “Le operazioni militari [di Israele] hanno causato danni collaterali alla popolazione civile, devastanti soprattutto a Gaza”.

Proviamo a esaminare l’entità di questi “danni collaterali”.

Secondo un articolo di Lancet, Gaza ha subìto la più rapida riduzione dell’aspettativa di vita mai registrata in un solo anno. L’aspettativa di vita media alla nascita è diminuita di circa 35 anni nel 2024, passando da 75,5 a soli 40,5 anni. Se confermato, questo dato non ha precedenti storici recenti, nemmeno durante il genocidio ruandese del 1994. Come si legge in un articolo del BMJ, “mentre le vittime civili sono state significative in tutti i casi studiati, nessuno ha visto il numero di morti civili, in particolare tra i bambini, come a Gaza dallo scorso ottobre”. Secondo una dichiarazione pubblica delle Nazioni Unite, Gaza ha il più alto numero di bambini amputati pro capite al mondo.

Dall’8 ottobre, il sistema sanitario di Gaza è stato oggetto di attacchi sistematici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra l’ottobre 2023 e il maggio 2025, l’esercito israeliano ha condotto 720 attacchi contro obiettivi sanitari nella Striscia di Gaza. Si tratta di 125 strutture sanitarie, 34 ospedali e 186 ambulanze. Israele ha causato il più alto numero di morti tra operatori sanitari, personale delle Nazioni Unite e giornalisti in qualsiasi zona di conflitto nella storia recente. Nel 2024, Gaza ha registrato il più alto numero di decessi di personale Onu nella storia delle Nazioni Unite, con 126 membri del personale uccisi e si stima che più di 1.400 operatori sanitari abbiano perso la vita.

Dall’ottobre 2023, almeno 232 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi a Gaza. Un rapporto ha documentato che “sono stati uccisi più giornalisti a Gaza che nella guerra civile statunitense, nelle guerre mondiali, nella guerra di Corea, nella guerra del Vietnam, nelle guerre in Jugoslavia e nella guerra in Afghanistan dopo l’11 settembre”.

Una lunga e prestigiosa lista di studiosi di genocidio ha affermato che a Gaza è in corso un genocidio. Le più influenti organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, Human Rights Watch e l’Istituto Lemkin per la prevenzione del genocidio, così come Medici Senza Frontiere, la Rete universitaria per i diritti umani e i relatori speciali delle Nazioni Unite Francesca Albanese, Michael Fakhri e Tlaleng Mofokeng, hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio a Gaza.

Ricapitolando, leggendo l’articolo “Dominio e Legittimità, Medioriente e Occidente” del 17 luglio 2025 pubblicato sulla rivista “Il Mulino,” si dedurrebbe che un genocidio e il peggiore collasso dell’aspettativa di vita alla nascita della storia recente, il più alto numero di bambini uccisi in teatri di guerra, il più alto numero di bambini amputati pro capite al mondo, sarebbero “danni collaterali”. Ora forse è più facile comprendere cosa intendeva dire l’Editor Responsabile del gruppo di Psicologia de “Il Mulino”, per “non si adatta alla nostra proposta del nostro catalogo editoriale”, nella lettera di rifiuto a pubblicare la versione italiana del libro “Empatia selettiva: L’Occidente dentro lo sguardo di Gaza”.

Nella pagina web de “Il Mulino” si legge dell’“impegno rigoroso a dare un contributo allo svecchiamento della cultura italiana, larga apertura ad apporti provenienti da una pluralità di ambienti scientifici, culturali e politici diversi…con monografie di ricerca italiane e straniere”. Ma leggendo l’articolo di Della Pergola, emergono soprattutto “i danni collaterali” subiti dalla rivista e dalla casa editrice, in una guerra di idee dove entrambe sembrano aver perso sia la capacità d’indipendenza, che la volontà di riconoscere un genocidio quando ne accade uno di fronte ai nostri occhi.

PS: Si potrebbe forse obiettare che la rivista e la casa editrice, sono due entità diverse con leadership autonome, ma sono ancora più evidenti due aspetti: a) la rivista è pubblicata dalla casa editrice, e b) la rivista e la casa editrice afferiscono alla medesima Associazione “Il Mulino”, la struttura madre.

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