“Ecco cosa non va” – Il Tempo

Dal Vicariato arriva la bacchettata al Comune di Roma sull’insegnamento della religione cattolica a scuola. Martedì scorso il direttore dell’Ufficio per la Pastorale scolastica, Rosario Chiarazzo, ha scritto una lettera di fuoco all’assessore capitolino Claudia Pratelli e a direttori e funzionari del dipartimento Scuola, assicurandosi che la missiva arrivi all’attenzione anche del sindaco, Roberto Gualtieri. Come in un antico cahier des doléances, vengono affrontati uno dopo l’altro i problemi che, secondo l’organo della Santa Sede, si verificano da tempo nelle scuole della Capitale.
A partire dalla carenza di organico di ruolo (che «genera inevitabili ripercussioni organizzative e pedagogiche, che si riverberano anche sulle famiglie, più volte portatrici di segnalazioni e proteste motivate») fino ai contratti degli insegnanti, che secondo il Vicariato avrebbero una «decorrenza diversa da quella prevista dalla normativa».Ovvero dal 1° settembre al 31 agosto, come previsto «dall’Intesa tra la Cei e il ministero dell’Istruzione del 14 dicembre 1985». Legge che «garantisce – ricorda il professor Chiarazzo – la pari dignità dell’insegnamento della religione cattolica rispetto alle altre discipline curriculari». Queste difformità esporrebbero l’Amministrazione persino a «potenziali responsabilità erariali».
La richiesta al Campidoglio è di fissare un incontro «per affrontare con urgenza il tema – troppe volte rimandato – della gestione dell’insegnamento della religione cattolica nelle vostre scuole». Intanto il Vicariato offre già una prima proposta: un bando per assumere almeno 14 docenti, visto che «risultano in servizio solo 37 insegnanti a tempo indeterminato, a fronte di una dotazione organica prevista di 51 unità, con un fabbisogno annuo che si aggira intorno ai 70 ambiti scolastici». Lamentate anche gestioni diverse tra i Municipi: «Persistono criticità già segnalate in passato: mancata erogazione del pasto, assenza di criteri condivisi per la sostituzione in caso di lunghe assenze, e altre carenze di natura amministrativa». Il suggerimento è di adottare un regolamento specifico e unitario per tutto il territorio capitolino, «in linea con i principi di buon andamento e imparzialità dell’azione amministrativa».
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