E’ un Arezzo più leggero. Cosa ha portato Bucchi, cosa può succedere nel finale di stagione

LEGGEREZZA DELL’ESSERE – C’era una volta la farfalla sotto il bicchiere. La squadra in quarta marcia. Quella dolente sensazione di roba incompiuta. Oggi non è più così. A Pescara poteva anche finire 0-0 ma il ragionamento sarebbe stato lo stesso: l’Arezzo gioca in un altro modo, ha uno spirito diverso, una coerenza di fondo che prima non si avvertiva. Per mesi il campo ci ha consegnato più risultati che prestazioni, adesso la tendenza è cambiata. La squadra è più serena, più leggera, più calata nella parte. Si diverte a proporre il calcio che vuole Bucchi, ne ha sposato la filosofia. Si nota dai dettagli, dalle posture, dagli episodi. E piano piano anche dai risultati.
SUPERIORITA’ – C’è stato un periodo in cui l’Arezzo ha disputato spezzoni lunghi con l’uomo in più eppure non segnava mai: con l’Entella, a Lucca, con la Vis Pesaro, a Gubbio. Ieri ha fatto gol un minuto dopo che il Pescara è rimasto in dieci. Fortuna, casualità, sicuramente. Ma la buona sorte bisogna guadagnarsela, i dettagli vanno tirati dalla parte giusta. E spesso è più questione di testa che di gambe.
IL RACCONTO – Per mesi si è anche sbagliata la narrazione del gruppo, che non è mai stato scapestrato né formato da teste di c… né, soprattutto, povero tecnicamente. Mancava solo la scintilla, una gestione più uniforme, un utilizzo meno cerebrale dei calciatori. Tavernelli, eroe di giornata, ne è l’esempio più eclatante. Le sue dichiarazioni nel post Pescara, unite a quelle di Pattarello nel post Perugia, raccontano una realtà mutata dal punto di vista mentale e tattico, più congeniale alle caratteristiche di un gruppo che non ha più il frigorifero legato alla schiena.
FINALE DI STAGIONE – E adesso vediamo quel che succede. Il calcio è strano e le bucce di banana sono sempre dietro l’angolo. Bucchi ha perso le prime due, poi ne ha vinte tre, poi ne ha perse due, poi ne ha vinte tre. Un saliscendi da restarci tramortiti, però forse le montagne russe sono un ricordo. E forse c’è ancora tempo per divertirsi un po’.
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