Marche

«È stato il marito a ucciderla»

FABRIANO Prima si era sentito male lui, poi lei. Accusavano entrambi i sintomi di un avvelenamento, tanto da rendere necessario il ricovero d’urgenza. Dopo una vita trascorsa insieme, l’epilogo per i due coniugi è stato diverso: l’89enne Vincenzo Profili, figlio del medico e partigiano Engles, è uscito dall’ospedale intitolato a suo padre dopo quasi due mesi di ricovero. La moglie, l’81enne Daniela Chiorri, non è sopravvissuta. Il decesso: il 25 maggio del 2023.

La causa

Stando alle risultanze degli inquirenti, la morte è da attribuire a un’intossicazione da nitrito di sodio, una sostanza solubile in acqua e potenzialmente tossica. Dietro quell’avvelenamento fatale, per il pm Irene Bilotta c’è il marito della vittima. Omicidio volontario pluriaggravato è il reato contenuto nella richiesta di rinvio a giudizio che porterà l’89enne (medico come il padre eroe) davanti al gup il 5 giugno. Rischia di finire a processo davanti alla Corte d’Assise. Tre le aggravanti contestate: premeditazione, legame di parentela e minorata difesa della vittima. All’epoca dei fatti era gravemente malata e doveva costantemente assumere farmaci.

Le indagini

L’inchiesta, venuta alla luce nei giorni scorsi con la richiesta di rinvio a giudizio dell’anziano, è stata lunga e complessa. Manca, ancora oggi, l’eventuale movente di quello che per la procura è stato un delitto pianificato a tavolino. Ma, ovviamente, tutto da dimostrare nel caso si arrivasse a dibattimento. Profili, stimato dottore, è sempre rimasto indagato a piede libero.

Tutto ha avuto inizio il 19 maggio 2023, quando l’anziano si era sentito male in casa. Il giorno dopo era toccato alla moglie. Era stata la badante a dare l’allarme. I coniugi erano finiti all’ospedale per un sospetto avvelenamento. Le tesi della procura: o nella mente dell’indagato c’era il piano di un omicidio-suicidio, oppure l’anziano avrebbe ingerito il veleno (quanto basta per non morire) per depistare eventuali sospetti. Fatto sta, che la moglie è morta il 25 maggio. Lui è uscito dall’ospedale il 17 luglio. Solo l’autopsia sul corpo della donna aveva rivelato la presenza di nitrito di sodio. A lanciare l’sos ai carabinieri sarebbe stato il fratello della vittima, allarmato dall’atteggiamento sospetto del cognato. Ma soprattutto dalle rilevazioni di un tecnico, andato per due volte a casa del dottor Profili per risolvere dei guasti elettrici prima della morte dell’81enne. In un’occasione avrebbe visto una boccetta con l’etichetta che indicava il nitrito in mano a Profili. Una seconda volta sarebbe riuscito a fotografarla sotto il computer che doveva ripristinare. Agli atti ci sarebbe anche una lettera indirizzata dall’89enne al medico di famiglia. Il tenore di quanto scritto: «Ho trovato un modo per far terminare le malattie di mia moglie». Per la procura, un lampo della premeditazione, così come alcune ricerche eseguite sul web dall’indagato.

I sequestri

Una prima perquisizione in casa dei coniugi risale al 20 maggio 2023, quando erano stati sequestrati alimenti e bevande: si pensava potesse essere lì la causa dell’avvelenamento. Le analisi avevano dato esito negativo. La presenza del nitrito nel corpo della donna è emersa con l’autopsia. Stando alla difesa, non è stato definito con chiarezza come la donna possa essere venuta a contatto con la sostanza. La boccetta fotografata dal tecnico non è mai stata trovata dagli investigatori. I farmaci che la donna prendeva non sono stati analizzate: difficile, dunque, parlare di manipolazione, come invece pare ipotizzare la procura, considerando il passato lavoro da medico di Profili. Indizi, ma nessuna prova.




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