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Dunque, il problema della Calabria è la legalità. La futura giunta forzista ha già una benedizione

Dopo lo scorso mese di luglio particolarmente caldo e, manco a dirlo, che ha fatto registrare un grande numero di incendi che hanno mandato in fumo migliaia di ettari di vegetazione in tutta Italia, ovviamente anche in Calabria, ecco che a riscaldare gli animi spenti di una politica in Calabria quasi inesistente ci ha pensato il nostro (ex) governatore Roberto Occhiuto. Con una mossa che ha letteralmente spiazzato tutti, ha deciso dalla sera alla mattina di rassegnare le dimissioni, dopo qualche mese dal ricevimento dell’avviso di garanzia che gli era stato notificato per diversi reati, tra i quali anche quello di corruzione, e dopo essere stato sentito dai giudici della DdA di Cosenza.

Uscendo da quella udienza, tra l’altro chiesta da lui dopo aver energicamente protestato attraverso i social, mostrava il volto sereno di chi aveva chiarito tutto, ribadendo il suo forte senso di fiducia verso l’opera della magistratura.

Contestualmente alle dimissioni, l’ormai ex governatore della Calabria, ha anche ribadito con forza la decisione di volersi ricandidare. Non c’è che dire è stata proprio una “bella mossa”, come si dice in gergo sportivo per esprimere apprezzamento per una azione particolarmente astuta tesa cogliere di sorpresa l’avversario. Sono in tanti, però, a porsi la domanda (compreso il sottoscritto): ma in Calabria avversari a questa maggioranza ce ne sono? Esiste un’opposizione che in questi anni ha fatto sentire la sua voce in maniera seria, coesa e capace di scuotere le coscienze rispetto ai mali endemici di questa nostra Terra: sanità, disoccupazione, emigrazione sanitaria e lavorativa, ‘ndrangheta, caporalato, lavoro precario, nero o sottopagato? Oppure ha preferito farla comodamente seduta sugli scranni del consesso regionale? Domande che rimangono in attesa di risposta.

Nel frattempo ci siamo goduti la kermesse forzista calabrese ai massimi livelli, con a capo il ministro Tajani sceso dalle luminose stanze della Farnesina. Talmente luminose da averlo evidentemente accecato se non riesce a vedere il genocidio di Gaza. In Calabria ha mostrato un piglio sportivo, da campagna elettorale, ribadendo piena fiducia al prode Roberto che sicuramente ne uscirà vincitore, in considerazione del fatto che la campagna elettorale vera e propria inizierà a settembre – ad agosto meglio godersi il mare o la montagna che occuparsi dei problemi dei calabresi – per poi magari votare in ottobre.

Così dalla sera alla mattina ci troviamo un nuovo governatore con tanto di benedizione (solo per gli orbi) di don Nuccio Cannizzaro. Ma sì “basta con questa cultura della legalità”. Meglio una cultura che vada a spasso con i boss e sieda ai tavoli della massoneria.

D’altronde, se l’antimafia calabrese, come ricorda il Direttore di Noi di Calabria Nicola Lo Preiato è diventata una sorta di “rito civile” per giunta “selettivo”, servi eunuchi delle istituzioni mai in grado di alzare la voce sui problemi seri della Calabria. Anzi. Al contrario proni ad applaudire i grandi fallimenti istituzionali quando a proposito della villa confiscata ai Mancuso di Limbadi che “ritorna allo Stato”, per essere trasformata in Caserma dei CC, la si definisce “giornata storica”, dimenticandosi che quella villa era già ritornata allo Stato quando nel 2019 un Associazione di giovani calabresi se ne è assunto l’onere di gestirla. Ma evidentemente per alcune povere animelle incapaci di pensiero autonomo, al soldo del “libero impero romano”, il terzo settore non è Stato.


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