Salute

Dovrà dare risposte, il 12 è il giorno della verità

Ilva, dopo il no all’accordo Urso sfida il sindaco di Taranto: “Dovrà dare risposte, il 12 è il giorno della verità”

La partita per il futuro dell’ex Ilva è sempre più un confronto a due. Da una parte il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, dall’altra il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Il primo prende tempo, si rifiuta di firmare l’Accordo di programma proposto dal governo e sconvoca il Consiglio comunale che avrebbe dovuto esaminarlo; il secondo invece tira dritto confermando la riunione del 12 agosto al ministero, che nelle sue intenzioni dovrebbe definire il contenuto del documento. Urso chiama in causa direttamente Bitetti: “Il sindaco di Taranto dovrebbe manifestare qual è l’intendimento della città in merito alle proposte formulate da mesi con chiarezza e trasparenza“. Poi l’affondo: “Il sindaco ci ha chiesto più volte di rinviare la riunione per convocare il Consiglio comunale e discutere del piano. Ieri, invece, ci ha detto che non è necessario, che hanno preso la decisione i capigruppo della maggioranza. Insomma, ciò che prima sembrava una condizione assolutamente necessaria non è più così necessaria. Il 12 sarà il giorno della verità e della responsabilità“, incalza.

La rottura si è consumata nella serata di mercoledì, quando una nota del municipio ha ufficializzato la contrarietà dell’amministrazione alla firma dell’accordo, definito “lacunoso e privo di garanzie per la città”. Il documento proposto da Urso sanciva un generico accordo per la decarbonizzazione degli impianti entro il 2032, mentre Bitetti chiede invece un nuovo patto che preveda la decarbonizzazione totale entro cinque anni, “garantisca la tutela della salute di cittadini e lavoratori” e “assicuri la salvaguardia ambientale e dei posti di lavoro”. Dopo aver comunicato e poi ritirato le proprie dimissioni a causa delle contestazioni ricevute degli ambientalisti Bitetti aveva già annunciato il no alla proposta di Urso: “È finito il tempo delle scelte calate dall’alto, Taranto non è più una terra di sacrificio”, aveva detto.

Sempre il 12 agosto, dopo la riunione con Bitetti, Urso ha convocato al ministero anche i sindacati e le associazioni d’impresa e dell’indotto ex Ilva: queste ultime “una bomba sociale senza eguali, con 15mila addetti esclusi dal ciclo produttivo”. Allerta massima anche tra le sigle di rappresentanza dei lavoratori. “Chi vuole chiudere l’Ilva lo dica chiaramente e se ne assuma le responsabilità. Oggi è il momento del coraggio, della determinazione e della verità”, dichiara il segretario generale Uilm, Rocco Palombella. La Fiom, con il segretario generale Michele De Palma e il coordinatore siderurgia Loris Scarpa, sottolinea la “mancanza di qualsiasi senso delle istituzioni“, annunciando “iniziative di tutela sindacale per tutte le lavoratrici e i lavoratori interessati”. Il segretario generale Fim, Ferdinando Uliano, afferma che “la decisione del sindaco Bitetti, e della sua maggioranza, di non sostenere il piano di decarbonizzazione condanna lo stabilimento di Taranto alla perdita di oltre settemila posti di lavoro, tra dipendenti diretti e dell’indotto. Ferma opposizione della Fim-Cisl e delle altre forze sindacali a questa scelta”, conclude.


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