Dove mangiare sulle isole dell’arcipelago toscano: Capraia, Elba, Giglio
Le isole dell’arcipelago toscano si trovano nel bel mezzo del Tirreno, come perle sparse di una collana dimenticata da Nettuno, incerto se regalarle ad Anfitrite o a Salacia. Le isole dell’arcipelago toscano, sono sette, come 7 sorelle, ciascuna con il suo caratterino, ma tutte figlie della grandezza e bellezza di Madre Natura. Tre di loro sono quelle che più sanno unire lo spirito selvatico ai piaceri della tavola, anche solo perché sono le uniche visitabili, senza permessi speciali: Capraia, Elba e Giglio. Dimenticate i resort a cinque stelle con spa profumate al cetriolo e teli ricamati con le vostre iniziali tra le amenities: qui il lusso è un tuffo in un’acqua così limpida, che ti senti in colpa a disturbarla, ma anche un piatto di totani appena pescati e un bicchiere (o due) di Ansonica, che profuma di sole e salsedine.
Le tre isole (sorelle) dell’arcipelago toscano
Capraia è l’anarchica del gruppo: un’isola vulcanica, verde e rossa, con sentieri che finiscono nel nulla e capre che sembrano sapere cose che noi umani possiamo solo intuire. Tra un sentiero e una caletta, ci si consola con piatti che raccontano il mare e la terra: sulla Capraia regnano i totani ripieni, pescati al largo e cotti come da tradizione isolana, che qui si celebrano anche con una sagra, a fine ottobre.
L’Elba, regina indiscussa, ma non la più bella, offre tutto: montagne, spiagge, vini sorprendenti e ristoranti dove l’insalata di polpo vale, quasi, quanto una lezione di storia napoleonica (per inciso, Napoleone fu esiliato all’Isola d’Elba nel 1814, dopo la sconfitta nella battaglia di Lipsia e il trattato di Fontainebleau. L’isola fu concessa a Napoleone come principato, dove regnò per circa dieci mesi). All’Elba il cinghiale alla bracconiera (ma anche tanto altro, leggi sotto) non perdona i deboli di spirito. Se poi annaffiato dai vini locali, si è pronti a chiedere doppia razione.
E poi c’è il Giglio, piccolo ma con un cuore grande come un forno a legna: qui si mangia, si beve, si cammina (parecchio), e si ride tanto, anche solo con un calice di Bianco del Giglio al tramonto. Piatti indiscussi, la palamita sott’olio e le zuppe di pesce, che fanno concorrenza ai tramonti.
In queste isole la natura è ancora padrona, ma è una padrona generosa, che tra una scogliera e un bosco di lecci offre sempre qualcosa di buono da mettere sotto i denti.
Capraia: il regno di erbe e bacche
La prima tappa è da Arura, azienda agricola condotta da mamma Susanna, la figlia Adriana e Lavinia, l’amica di famiglia. Susanna è raccoglitrice di frutti, erbe e bacche spontanee dell’isola da quasi 20 anni. «Qualcuno ci definisce eroici», mi spiega Susanna, con i suoi occhi ancora vispi e appassionati da bambina ultra 70enne. «Ho fatto quarant’anni da insegnante qui a Capraia, quando nessuno voleva venirci; ho imparato il mestiere di raccoglitrice osservando le mamme e le nonne dei miei alunni», aggiunge Susanna Casini. La bottega è uno scrigno di sacchi di erbe, barattolini di bacche, distillati di ogni tipo, così come sciroppi “salvifici”, marmellate di mela cotogna o di albicocca aromatizzata con lentisco, mirto, elicrisio, rosa canina di mare, rosmarino. Aperitivo con Ansonica dell’isola, due tarallini alle erbe e crostini con paté home made. E sboccia il sorriso, come il fiore dell’elicriso.
Capraia: vuoi non provare un caprino?
Per chi alloggia in una casa, in un B&B o chi transita in barca, sempre a Capraia, un’altra tappa obbligata è Il Saracello, azienda agricola di formaggi straordinari. Dall’idea imprenditoriale – eroica e coraggiosa – di tre soci e amici: Alessandro, Iacopo e Massimiliano, che nella primavera del 2016 iniziano quest’avventura riportando le capre, che danno il nome all’isola, sul loro territorio d’elezione. Il piccolo negozietto “spaccia” formaggi come il Mursa, World Cheese Award nel 2019, che prende il nome da una delle piante d’eccellenza della macchia e di Capraia, l’elicriso (Mursa in dialetto Capraiese). Ma anche il Aegylon, formaggio a pasta molle e crosta sottile (stagionatura circa 40 giorni). Così come tanti altri, inclusi yogurt e ricottine.