Politica

Dottor Abu Safiya e sanitari di Gaza ostaggi di Israele: appello per liberazione

di Roberto De Vogli, Jonathan Montomoli e Massimo Amato (cofondatore Movimento Giustizia e Pace in Medio Oriente)

27 dicembre 2024. Tra le macerie degli edifici distrutti, un uomo in camice bianco si fa avanti verso due carri armati che sbarrano la strada. È il dottor Hussam Abu Safiya, pediatra e neonatologo, direttore dell’ospedale Kamal Adwan, situato nel nord della Striscia di Gaza. Poco dopo, Abu Safiya viene arrestato. Il suo “reato”? Aver salvato vite, anche mettendo a rischio la propria.

Il Kamal Adwan era una delle ultime strutture ospedaliere di grandi dimensioni ancora funzionanti nel nord di Gaza. Le forze israeliane hanno compiuto un’ulteriore “operazione militare” danneggiando sezioni fondamentali come il laboratorio, il blocco operatorio e il deposito dei materiali sanitari. Insieme al dottor Safiya sono stati arrestati anche altri membri del personale medico, mentre i pazienti in condizioni critiche sono stati evacuati.

L’esercito israeliano aveva più volte ordinato al dottor Safiya e ai suoi colleghi di abbandonare l’ospedale, ma loro hanno rifiutato, fedeli al giuramento professionale che li impegna a curare chiunque abbia bisogno. Nonostante le minacce e l’uccisione di suo figlio, Abu Safiya ha ribadito: “Ce ne andremo solo quando l’ultimo palestinese avrà lasciato il nord di Gaza.”

Dopo quasi due anni di bombardamenti e uso della fame come arma di sterminio, l’aspettativa di vita nella Striscia di Gaza si è ridotta di oltre trent’anni, quasi dimezzandosi. Un recente studio pubblicato sul Scandinavian Journal of Public Health stima che, a fronte dei 60.199 decessi ufficialmente riportati a luglio 2025, il numero reale di vittime a Gaza potrebbe arrivare a circa 601.990, di cui 148.240 bambini sotto i 15 anni.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra l’ottobre 2023 e il maggio 2025 l’esercito israeliano ha colpito 720 volte obiettivi sanitari nella Striscia, tra cui 125 strutture mediche, 34 ospedali e 186 ambulanze. Questi attacchi, condotti in aperta violazione delle Convenzioni di Ginevra, dello Statuto di Roma e del diritto umanitario internazionale, hanno causato la morte di 1.722 tra medici, infermieri e soccorritori: il numero più alto di operatori sanitari uccisi in una zona di guerra nella storia recente, pari all’8,9% del personale medico di Gaza. Un saniticidio. Come ha spiegato il dottor Safiya: “Abbiamo chiesto al mondo una protezione internazionale del sistema sanitario. Queste sono leggi stabilite dalle Convenzioni di Ginevra, che sanciscono la protezione del sistema sanitario.” E ha aggiunto: “Dove sono queste leggi? Qual è il peccato che abbiamo commesso in questo ospedale per essere bombardati e uccisi in questo modo?”.

Dal 27 dicembre 2024, Abu Safiya è in prigione senza che gli sia stata formalmente mossa alcuna accusa. Quando la sua avvocata, Ghaida Qassem, è finalmente riuscita a vederlo, l’11 febbraio 2025, si è trovata di fronte un uomo esausto, affetto da infezioni non curate e con chiari segni di tortura. Il 14 luglio, alla sua terza visita, il dottor Abu Safiya versava in condizioni critiche, gravemente dimagrito.

Il suo caso non è unico. Sono migliaia i palestinesi detenuti illegalmente nelle carceri israeliane, tra cui 95 operatori sanitari. Molti di loro sono detenuti senza capi di imputazione e, a tutt’oggi, non si conoscono le loro condizioni di salute. Ecco perché condividiamo qui l’appello ideato e promosso dal Movimento Giustizia e Pace in Medio Oriente per la liberazione di Hossam Abu Safiya e di tutti gli operatori sanitari ostaggi a Israele. L’appello, rivolto principalmente ai professionisti della salute ma aperto alla firma di tutti, ha già raccolto numerose adesioni prestigiose, tra cui quelle di Richard Horton, direttore di The Lancet, Ghassan Abu-Sittah, rettore dell’Università di Glasgow, Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto Farmacologico Mario Negri, oltre a medici volontari che hanno operato a Gaza come Tanya Haj-Hassan, Mark Perlmutter e Feroze Sidhwa.

Se durante la pandemia medici e infermieri in prima linea erano stati giustamente considerati eroi, l’abnegazione e il coraggio mostrati dai professionisti della salute e dai volontari sanitari a Gaza rappresentano un esempio di eroismo senza precedenti.


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