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Doppio cognome, la Corte d’appello di Venezia dà ragione a due madri padovane. L’avvocato: «Viene così definitivamente tutelata una minore»

Nuova vittoria in Corte d’Appello per le mamme padovane che nel 2018 avevano concepito all’estero il loro figlio, e il cui certificato anagrafico era stato attaccato dallo Stato cinque anni dopo. La Corte di appello di Venezia, dichiarando legittimi questi atti di nascita, ha rigettato il reclamo della Procura Generale presso la stessa Corte e del Ministero dell’Interno avverso la decisione del Tribunale di Padova che aveva rigettato il ricorso di quella Procura contro l’atto di nascita di una bambina nata nel 2018, figlia di una coppia di madri. Ne dà notizia l’avvocato Alexander Schuster, che assiste le due donne padovane.

La Corte, spiega il legale, ha richiamato la sentenza della Corte costituzionale n. 68/2021 e così stabilito che il sindaco del Comune di Padova aveva operato nel solco della Costituzione e formato atti che oggi sono stati giudicati legittimi. «Viene così definitivamente tutelata», commenta Schuster, «l’identità di questa minore di sette anni che già alla nascita ricevette il doppio cognome di entrambe le madri, residenti in Veneto. Ed è al sicuro ormai anche l’atto di nascita della sorella, nata quando era in corso il procedimento per privare la primogenita di una delle due madri».

La sentenza era in qualche modo attesa, ma su un aspetto controverso insiste il legale: lo Stato non sarà chiamato a pagare le spese legali.

«Le mie assistite», dichiara al Gazzettino, «valuteranno se impugnare in Cassazione questa parte della sentenza. Alcune coppie che in questi anni hanno chiesto ciò che la Corte Costituzionale ha concesso a maggio 2025, sono state condannate a pagare spese di lite a favore dello Stato fino a 15 mila euro. Quando invece è il Ministero ad alzare muri e perde la causa, non paga. Mi pare ci siano due pesi e due misure».

La vicenda della registrazione del doppio cognome era assurta alla cronaca nel giugno 2023. All’epoca la Procura di Padova, in adesione a quanto stabilito da un vademecum firmato dal ministro Piantedosi e inviato alle Prefetture di tutta Italia, ha notificato l’impugnazione dei certificati anagrafici delle coppie arcobaleno. Solo a Padova sono stati 37 i casi finiti sotto la lente d’ingrandimento dello Stato. Immediatamente l’associazione Famiglie arcobaleno, che si occupa di diritti della comunità Lgbtqia+ e in particolare della fragile situazione delle coppie omogenitoriali si è attivata per veder riconosciuto il diritto del riconoscimento di entrambe le madri. E oggi la sentenza rafforza in sede giudiziaria i diritti delle mamme arcobaleno.


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