Abruzzo

dopo la multa per il cane alla catena, pene più dure contro chi maltratta gli animali


Dopo la prima multa comminata a Chieti per un cane detenuto alla catena — mille euro di sanzione amministrativa per violazione della normativa sul benessere animale — l’applicazione della legge voluta da Michela Vittoria Brambilla è entrata nel vivo anche in Abruzzo. Il caso, avvenuto nei giorni scorsi in città, ha avuto un impatto simbolico notevole.

La normativa prevede sanzioni molto più severe rispetto al passato per chi abbandona, maltratta o uccide animali: si va dalla reclusione fino a 3 anni e multa da 45mila euro per abbandono con morte, a 4 anni e 60mila euro per uccisione con crudeltà. Aumentano anche i controlli sul territorio e le segnalazioni da parte dei cittadini.

E non solo a Chieti. In tutta Italia, come riporta l’agenzia Dire, episodi simbolici hanno tracciato la rotta: dal blitz a Mantova dove fu liberato un cane chiuso in gabbia al buio, al sequestro del cane denutrito a Sassari, passando per il caso di Diego, lasciato morire chiuso in un garage a Fabbrico. A Taranto, è stato picchiato brutalmente un cane davanti a testimoni. A Naro, un altro è stato sgozzato per strada con l’intento di essere mangiato. E ancora: i cani morti per negligenza a Senerchia e Sassoferrato, quello legato a una cyclette sotto il sole cocente a Giugliano, i cavalli sfruttati per trainare carrozzelle a Palermo e Bagno a Ripoli.

L’eco della legge è arrivata ovunque. Anche a Venezia, come a Chieti, sono già state elevate le prime multe per i cani tenuti alla catena: da 500 a 5.000 euro, a seconda dei casi. E se la pena economica può sembrare leggera, il valore deterrente e simbolico è fortissimo.


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