Dopo 24 anni identificate altre tre vittime degli attacchi dell’11 settembre
I lavori del laboratorio continueranno per sempre, eppure ogni anno si accende qualche piccola luce. I test avanzati del DNA hanno permesso di identificare tre nuove vittime degli attentati dell’11 settembre 2001. Le nuove identificazioni portano a 1.653 il numero delle persone identificate che hanno perso la vita negli attacchi di Al Qaeda, anche se all’appello ne mancano ancora 1.100. Si tratta delle prime identificazioni da oltre un anno e mezzo, l’ultima in ordine di tempo era avvenuta nel gennaio del 2024. Secondo le statistiche del laboratorio che si occupa delle ricerche, il 90% di tutte le identificazioni è avvenuto grazie al DNA.
I nomi di due delle tre vittime, identificate a 24 anni di distanza dall’attentato, sono stati rivelati giovedì pomeriggio dal medico legale capo della città di New York. Si tratta della 72enne Barbara Keating di Palm Springs, California, e del 26enne Ryan Fitzgerald, originario di Floral Park. L’identità della terza persona, una donna adulta, non è stata rivelata per il volere della famiglia.
Keating, una pensionata impegnata in attività religiose e in volontariato per le persone disabili, si trovava a bordo del volo 11 dell’American Airlines decollato da Boston in direzione di Los Angeles, poi dirottato e lanciato contro la Torre Nord del World Trade Center alle 8.46. Fitzgerald era un giovane trader specializzato in valute estere e lavorava al 94esimo piano della Torre Sud, poi colpita dal volo 175 della United Airlines, un Boeing 767 che viaggiava da Boston a Los Angeles.
“Due decenni fa”, ha raccontato il figlio 61enne della Keating, “gli esperti ci avevano detto di non aspettarci molto dal DNA a causa dell’esplosione e del grande calore causato dagli incendi e dal crollo delle Torri Gemelle, ma oggi tutto è diverso”. Il merito è dell’équipe che continua a lavorare alle identificazioni, e che continuerà a lavorare in modo perpetuo: “Parliamo di persone che fanno gli straordinari da 24 anni per noi”, ha continuato il familiare della vittima, “È una cosa incredibile, e sappiamo che non si fermeranno finché non avranno identificato ogni persona”.
L’identificazione della Keating è stata possibile grazie al DNA donato dal fratello e dalla sorella tre anni, fa dopo che dal laboratorio avevano fatto sapere alla famiglia che probabilmente era stata identificata la spazzola per capelli della donna. Il New York Times ha raccontato che i ricercatori hanno circa 22mila reperti biologici recuperati dalle macerie. Oggi, ha spiegato Jason Graham, che sovrintende il lavoro del laboratorio, la grandissima parte dei test di identificazione avviene attraverso i frammenti ossei.
Il lavoro di identificazione da un lato viene aiutato da test del DNA sempre più sofisticati, ma dall’altro viene rallentato dalla degradazione dei resti, in particolare per la polvere e il calore sviluppati nel corso dell’attentato.
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