donati fegato, reni e cornee
SAN BENEDETTO «Era un suo desiderio e ovviamente è stato rispettato, era iscritto da anni all’Aido, ha sempre creduto nella bontà di questo gesto». Parole di Giorgio Ruffini, fratello di Remo, il settantunenne morto al Madonna del Soccorso che ha donato fegato, reni e cornee: per la prima volta, è stato eseguito un prelievo multiorgano a cuore fermo.
Remo Ruffini, noto veterinario dell’Ast, era ricoverato a seguito di un’emorragia celebrale che lo aveva colpito prima di Natale, mentre stava seguendo un percorso riabilitativo a seguito della prima emorragia di novembre. Questa volta la situazione è apparsa subito critica. Dopo il decesso e si è deciso per il prelievo di fegato, reni e cornee. L’uomo era iscritto all’Associazione italiana per la donazione di organi (Aido) e dunque aveva dato, in vita, il proprio consenso alla donazione di organi e tessuti. Il prelievo è stato frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto tante professionalità, sia degli ospedali dell’Ast di Ascoli, che del Centro regionale trapianti delle Marche. La delicata procedura è stata infatti portata a termine dalle dottoresse Tiziana Principi e Simona Amici, rispettivamente direttore e dirigente medico dell’unità operativa complessa di anestesia e rianimazione del Madonna del soccorso, in collaborazione con le colleghe dell’Uoc di anestesia e rianimazione dell’ospedale Mazzoni di Ascoli dove l’uomo era stato ricoverato inizialmente, Roberta Danieli e Mariangela Di Pardo, e con la diretta assistenza del coordinatore del Centro regionale trapianti delle Marche, il dottor Benedetto Marini, e della sua équipe.
I chirurghi del Centro trapianti di Ancona hanno prelevato il fegato e i reni, mentre l’oculista Alessandro Santilli le cornee. «La collaborazione tra le due unità operative di anestesia e rianimazione della nostra Ast – sottolinea il direttore del Dipartimento di emergenza e urgenza dell’Ast di Ascoli, Tiziana Principi –ritengo sia stata un grande esempio di vero staff aziendale. Ringrazio tutti i professionisti del blocco operatorio dell’ospedale di San Benedetto, dell’anatomia patologica, della radiologia e del laboratorio analisi, la direzione medica ospedaliera e la direzione sanitaria aziendale che hanno contribuito al buon esito del prelievo multiorgano. Che dire, poi, dei famigliari del donatore, sono delle persone meravigliose, con grande sensibilità nei confronti del prossimo, proprio come il loro caro venuto a mancare che da vivo aveva espresso il suo grande desiderio di donare i propri organi dopo la sua morte».