Don Marelli, almeno 15 ragazzi coinvolti nel caso degli abusi sessuali. La rabbia delle famiglie per la chat della parrocchia di Seregno
Sono almeno quindici i ragazzi coinvolti nel caso di abusi sessuali che ha portato all’apertura nella primavera-estate del 2024 di un’inchiesta su don Samuele Marelli da parte della procura di Monza. Il prete, classe 1976, per sette anni responsabile della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi, è indagato dagli inquirenti brianzoli ed è sotto processo canonico da parte della Curia di Milano, che a breve chiuderà il processo canonico sui comportamenti del sacerdote durante i campi estivi. Docce con gli adolescenti, foto hot, palpeggiamenti e anche insulti. La notizia delle due indagini, quella della Curia (partita con estremo ritardo rispetto alle prime segnalazioni) e quella della procura di Monza (scattata dopo la prima denuncia a cui ne sono seguite altre), non placa la rabbia e la delusione delle famiglie. Persone che affidavano i loro figli al sacerdote e ai giovanissimi educatori, che seguivano i più piccoli, e che sono stati coinvolti da don Marelli, nei comportamenti che sono oggetto di indagine.
Ad alimentare lo sconforto è arrivata anche una nota della parrocchia di Seregno che fa riferimento al “silenzio” che avrebbe aiutato le indagini e al supporto dei giovani educatori chiamati a collaborare con il prete. “Carissime famiglie, le notizie delle ultime ore ci disorientano, ci preoccupano e ci fanno arrabbiare. Tra di noi ci sono persone che hanno molto sofferto, che ancora soffrono moltissimo e che portano un grosso peso da tanto (troppo) tempo – si legge nella nota – Questo però sia il tempo per ritrovarci uniti, parlarne, anche arrabbiarci, se serve; urlare tutto il turbamento che portiamo nel cuore: pregare, se ce la sentiamo. Ma restiamo insieme! Il male divide, spezza, ci mette l’uno contro l’altro; noi invece vogliamo dire che ancora crediamo nel Bene, che desideriamo il bene per noi e per i più piccoli che ci sono affidati“. Un passaggio che ha acuito il senso di smarrimento di alcuni genitori.
“Non è facile, ma possiamo riuscirci solo insieme. Il silenzio di questi mesi ha permesso non solo lo svolgimento efficiente delle indagini, ma soprattutto che chi è più coinvolto in questa tristissima vicenda venisse accompagnato con delicatezza attraverso un percorso psicologico, psichiatrico e spirituale” continua il messaggio con un probabile riferimento agli educatori su cui don Marelli esercitava un indiscutibile ascendente. “Ci siamo affidati a professionisti e a esperti che stanno vivendo con noi momenti decisivi. E ci stiamo già attivando per creare spazi e tempi perché nessuno nella nostra comunità rimanga solo o si senta abbandonato”; in tal senso sarebbero una trentina i giovani che hanno avuto un confronto con i professionisti. “Tanto abbiamo già fatto, ancora di più possiamo e dobbiamo fare. Noi ci siamo, con voi e per voi. Sempre! Vi aspettiamo e vi vogliamo bene. don Paolo con le catechiste” è la conclusione della comunicazione.
Vale la pena ricordare che, a fronte delle segnalazioni arrivate, lo stop da tutti gli incarichi è stato chiesto dal sacerdote solo nel febbraio 2024, “per favorire un recupero psico-fisico” e “rileggere l’esperienza degli anni di ministero”. Nessuna presa di coscienza di comportamenti discutibili e su cui si indaga per violenza sessuale e che porterà inevitabilmente al procedimento per la riduzione allo stato laicale di don Marelli in considerazione delle testimonianze raccolte e delle foto acquisite agli atti. C’è chi poi si rammarica tra i genitori di non aver compreso che dietro le battute, l’esuberanza e il carisma del prete si nascondessero i segnali di comportamenti osceni.
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