Umbria

Divari apprendimento alle scuole superiori: Umbria la migliore del Centro Italia


Ci si aspetterebbe soltanto differenze di apprendimento, in Italia, tra il sud e il nord del Paese, ma invece le differenze di apprendimento esistono nello stesso territorio regionale, addirittura tra diversi istituti e persino nello stesso istituto. E’ quanto emerge dallo studio realizzato dalle Fondazioni Agnelli e Rocca, coniugando i dati Invalsi con quelli Istat e Ocse Pisa.

Provando a fotografare immediatamente l’Umbria possiamo dire che rispetto a un divario incredibile tra nord e sud del Paese, la nostra regione non ha una situazione disastrosa ma neppure eccellente. Tuttavia si posiziona al primo posto per le regioni del centro ITalia, sulle materie matematica e italiano delle scuole superiori.

LO STUDIO

Prendiamo a riferimento i punteggi Invalsi del 2022/23, per le scuole superiori, abbiamo l’area del Nord Est con un punteggio di 207 in matematica e 203 in Italiano, vicina al Nord Ovest con 205 in matematica e 203 in Italiano, mentre il Centro Italia ha 198 in matematica e 197 in Italiano, appena un punto sopra della media italiana che indica 197 in matematica e 196 in Italiano. Mentre il Sud si allontana sempre di più con 188 in entrambe le materie, che se però viene aggiunto alle Isole, cala a 183 in matematica e 187 in Italiano. Vale a dire 24 punti di differenza con il Nord est. Ovvero due anni di studi in meno. Significa che uno studente del terzo anno di superiori del nord est ha conoscenze pari a uno studente diplomato del sud e delle isole.

In questo scenario L’Umbria, nello specifico è sopra sia al Centro Italia che, ovviamente, alla media nazionale, registrando per le scuole superiori un punteggio di 202 in matematica e 199 in Italiano. Per l’Italiano siamo la quinta regione in classifica, fanno meglio di noi la provincia di Trento, il Veneto, la Lombardia, Friuli e Valle d’Aosta. Gli studenti umbri in Italiano hanno lo stesso punteggio dei piemontesi, fanno meglio degli emiliani che stanno a 198 punti in italiano, come i toscani. Rispetto all’area del Centro Italia l’Umbria è la regione più in alto in classifica per l’Italiano nelle scuole superiori . Siamo al sesto posto, in Italia, con la matematica pur prendendo in termini assoluti più punti rispetto all’Italiano. Ricordiamo: 202 contro 199. In matematica, alle scuole superiori fanno meglio di noi Trento, Veneto, Lombardia, Friuli, Valle D’Aosta. Come noi a 202 punti si posizionano il Piemonte, e le Marche. L’Emilia viene subito dopo a 201 punti insieme a Bolzano. A 200 punti la Toscana e l’Abruzzo.

Per quanto riguarda la percentuale di studenti che non raggiungono i livelli 1 e 2 di apprendimento considerati la soglia minima di competenze adeguate raggiunte in Italiano e matematica in ogni grado, la nostra regione presenta per entrambi le materie poco più del 40% degli studenti in queste condizioni. Con livello 2 prevalente su livello 1. Da rapportarsi con regioni del nord sotto la soglia del 40% e del sud sopra la soglia addirittura del 60% di studenti che non raggiungono il livello 3 di competenze.

Divari esistono anche tra indirizzi di studio: se prendiamo a riferimento la matematica nei licei, nell’area del Centro Italia gli studenti dei licei scientifici raggiungono 226 punti rispetto a un punteggio medio delle superiori pari a 198, con gli istituti tecnici che si fermano a 193 i professionali scendono persino a 168 mentre altri licei a 191, con un divario tra gli scientifici e i professionali di quasi 60 punti, 58 in realtà. Vale a dire quasi 6 anni di scuola di differenza, un’enormità.

Tra le proposte c’è quella di sviluppare un modello scolastico organizzativo ispirato a lo giche cooperative fra dirigenti e docenti che coinvolga anche le famiglie. A questo andrebbe affiancata una gestione dinamica delle risorse, orientando per sempio i progetti finanziati
dal ministero o dal Pnrr, in base ai fabbisogni della scuola. Si consiglia poi una gestione
collegiale della didattica con attività extracurricolari portate avanti in rete con gli enti locali, con le imprese e il mercato del lavoro locale, il terzo settore. Anche queste dovrebbero essere orientate alle competenze di base e al supporto degli studenti più svantaggiati per evitare che lo svantaggio che inizia a scuola possa
impattare sul futuro delle giovani generazioni

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