Distribuzione beverage, primo semestre 2025 a due velocità
Dopo un avvio d’anno in salita, la distribuzione di bevande nell’horeca italiano ha recuperato parte del terreno perso, ma senza tornare pienamente in positivo. È quanto emerge dai dati del primo semestre 2025 condivisi con Osserva Beverage da Cda, consorzio di distributori di bevande che serve pubblici esercizi lungo tutta la penisola.
Tra gennaio e giugno, rispetto allo stesso periodo del 2024, il comparto beverage ha chiuso con valore in lieve calo (-0,35%) e volumi in aumento (+1,29%). Un quadro che arriva dall’analisi dettagliata del Data Warehouse CDA, piattaforma di business intelligence per la distribuzione horeca che monitora più di 53.000 referenze su oltre 80.000 punti di consumo in Italia (bar diurni, ristorazione, tempo libero e serale).
A frenare, perdendo quota sia a valore sia a volume, sono soprattutto birre (-2,46% val., -3,52% vol.), superalcolici (-3,96% e -3,73%), vini (-2,39% e -2,36%) e succhi di frutta (-1,21% e -2,04%). Resistono e crescono invece acque minerali (+5,46% e +3,66%), bibite gassate (+3,01 e +1,84%), aperitivi e vermouth (+5,18% e +6,30%), energy drink (+12,91% e +14%) e bibite piatte (+4,49% e +9,04%), tutte con performance migliori del mercato e quote in aumento.
Canali horeca: flessione nel serale, tengono bene i bar diurni
La raccolta sistematica dei dati delle aziende associate Cda consente di leggere con precisione anche l’andamento dei diversi sottocanali e delle aree geografiche (secondo la suddivisione Nielsen). Il confronto per macro-aree conferma la tendenza generale, con un’eccezione da segnalare: l’Area 1 (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia) è la migliore (+2,51% val., +5,22% vol.) grazie anche alla birra in leggero territorio positivo (+1,16% e +1,08%), in controtendenza rispetto a tutto il resto d’Italia. Nelle altre aree, birre, superalcolici, vini e succhi di frutta continuano a scendere più del mercato, perdendo quota sia a valore sia a volume. Su tutto il territorio, invece, acque, bibite gassate, aperitivi e vermouth, energy drink e bibite piatte mantengono un trend superiore al mercato, contribuendo a stabilizzare i risultati complessivi.
Prendendo invece in analisi i sottocanali del “fuori casa”, la flessione è più evidente di sera: i locali notturni arretrano (peso a valore 19% e a volumi 14%, un punto percentuale in meno rispetto al 2024) e cedono spazio ai bar a consumo diurno (46% val. e 43% vol.).
Birre, superalcolici e vini calano in ristorazione e soprattutto nel tempo libero serale, il sottocanale più in difficoltà dall’inizio dell’anno. Nei locali serali/notturni, infatti, il vino registra -6,77% val. e -6,58% vol., la birra -6,82% e -6,95%, gli spirits -8,64% e -8,09%. Al contrario, il bar diurno mostra una buona tenuta nella maggior parte delle categorie, segno che gli acquisti legati ai consumi quotidiani e veloci resistono meglio in questa fase.
Considerazioni Cda: un semestre fragile ma non immobile
I dati condivisi da Cda raccontano un mercato che cambia ritmo: alla partenza debole del primo trimestre sono seguiti rimbalzi non uniformi. Il fatto che i volumi crescano mentre il valore arretra – spiegano dal consorzio – indica che il consumo fuori casa continua, ma con quantità medie più basse per punto vendita o per singola occasione. In questo contesto le categorie a “scontrino leggero” (come acqua e soft drink) risultano meno penalizzate, perché pesano meno sul budget dei consumatori in un momento storico in cui si fa più attenzione alla spesa.
Si intravedono invece segnali interessanti nelle aree più esperienziali del bere, come cocktail e mixology, capaci di attrarre pubblici giovani e motivati dall’aspetto sociale ed emozionale dell’uscita, pur avendo un’incidenza ancora contenuta sulla spesa totale.
Calo del potere d’acquisto e nuove abitudini: i fattori alla base della contrazione sugli alcolici
Nella lettura di questi trend condivisa dal consorzio di distributori di bevande, la pressione sul potere d’acquisto resta il primo elemento per capire i motivi del calo dei prodotti alcolici: prezzi e costi in crescita spingono molti a uscire meno o a ordinare con maggiore selettività, riducendo i giri al tavolo e i riordini. A pesare è anche il quadro normativo: il nuovo Codice della Strada sta avendo effetti concreti sui consumi serali, colpendo in particolare superalcolici e vino. Cambiano poi le abitudini: cresce l’interesse per le proposte no/low alcohol, soprattutto tra i più giovani attenti al benessere e alla responsabilità. Si tratta ancora di un segmento minoritario, ma la tendenza ormai è chiara.
Le famiglie riducono le occasioni fuori casa per motivi soprattutto economici, mentre i giovani frammentano le uscite tra snack veloci, appuntamenti flessibili e una quota non trascurabile di delivery. Infine, va segnalato come Pasqua 2025 – storicamente picco del primo semestre – è stata più debole del previsto: meteo instabile e condizioni poco favorevoli hanno rallentato i flussi e i consumi.
Un settore che deve cambiare passo
Secondo i dati e le considerazioni di Cda, il primo semestre 2025 mostra dunque un horeca che non può contare solo su una ripresa spontanea e su buone condizioni atmosferiche. A guidare le scelte saranno vincoli economici e normativi, nuovi modelli di fruizione e una stagionalità sempre meno prevedibile.
Per trasformare le difficoltà in opportunità – spiegano dal Consorzio – occorre aumentare il valore percepito (dalla qualità dell’offerta al servizio), intercettare le occasioni emergenti (dal bere leggero ai momenti esperienziali), rendere più flessibile il portafoglio prodotti e formati, e costruire alleanze di filiera capaci di migliorare assortimento, logistica e presidio dei sottocanali. È su questo terreno che si giocherà la ripartenza sostenibile del comparto nella seconda metà dell’anno.
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