Distretto del cappello, la crisi non fa sconti nel Fermano. Export in picchiata, nel primo trimestre -7,1% sul 2024
FERMO La crisi del lusso colpisce anche il distretto del cappello Fermano-Maceratese. Secondo i dati tendenziali ricavati dalle stime della Federazione italiana industriali dei TessiliVari e del cappello sui dati Istat del primo trimestre di quest’anno, le esportazioni (berretti e cappelli di paglia) sono scese del 7,1% rispetto all’analogo periodo del 2024, confermando le previsioni degli operatori secondo i quali il cappello è storicamente uno degli ultimi del comparto moda e accessori ad essere investito dal cosiddetto “inverno degli ordinativi”. Ma siamo comunque ad un livello di export quasi doppio rispetto a quello del 2019, l’anno pre pandemia e periodo in cui era in atto una contrazione dei consumi.
L’impennata
Da allora ad oggi c’è stata una impennata dei prezzi di vendita e questo spiega, in gran parte, l’aumento del fatturato. Circa il 70% del valore in termini di aziende, addetti e fatturato del settore cappello in Italia arriva dal distretto Fermano-Maceratese, formato dai comuni fermani di Montappone e Massa Fermana (che rappresentano l’epicentro del distretto), poi Monte Vidon Corrado e Falerone. E dai maceratesi Mogliano, Loro Piceno, Sant’Angelo in Pontano. Indotto compreso parliamo di 80 imprese, 1.300 addetti e un fatturato annuo stimato in 95 milioni di euro. L’incertezza causata dai conflitti sta favorendo un cambio delle priorità nello stile di vita delle persone. Questo potrebbe incidere negativamente la tendenza in atto che vede i consumatori non interessati e né disposti a spendere per la moda. A questo si aggiunge la questione dei dazi che potrebbe ulteriormente penalizzare tutto il comparto moda e accessori al quale il settore del cappello fa parte. Nei primi tre mesi del 2025, i primi tre mercati principali sono Francia, Germania e Usa. Parigi vede una riduzione del fatturato del 3,3% che testimonia il rallentamento del lusso. Soprattutto se consideriamo che i flussi verso la Svizzera, sono stati dirottati proprio in Francia a causa delle politiche logistiche e distributive delle grandi griffe. Ma nonostante questo “conferimento”, si registra una diminuzione dei valori. Ciò si traduce in un brusco calo delle quantità, visto che le griffe hanno alzato il listino prezzi per salvaguardare i loro profitti malgrado un calo delle vendite.
Le quantità
Una importante riduzione delle quantità che sta mettendo seriamente a rischio la filiera produttiva locale, compresi i livelli occupazionali. Che ad oggi sono salvati dalla cassa integrazione. Relativamente all’export verso la Germania (+53,8%), si è assistito ad un importante e forse inaspettato recupero, considerati i dati negativi dell’economia tedesca e le fosche previsioni per tutto il 2025. Al gradino più basso del podio troviamo gli Usa con un calo del 14,4%, che probabilmente risente già della minaccia dei dazi da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’andamento del mercato a stelle e strisce da qui alla fine dell’anno sarà influenzato dai dazi. Mentre per quanto riguarda la Russia, mercato sempre importante per il territorio, la speranza di una fine della guerra è diventata una illusione. Motivo per cui Mosca è fuori dalla top ten. Cose che al momento sembra molto difficile da realizzare in breve tempo. Uno dei mercati emergenti è senza dubbio la Spagna che ha superato il Giappone, penalizzato dal cambio dello yen contro euro. Ciò non toglie però che dal periodo pre pandemia ad oggi il Paese del Sol Levante abbia più che triplicato i suoi acquisti di cappelli made in Italy. Al sesto posto la Polonia, altro mercato emergente.