Trentino Alto Adige/Suedtirol

Dipendenti provinciali, gli imprenditori contrari alle 36 ore – Cronaca



BOLZANO. «Sbagliata». La Swr-Economia Alto Adige, l’associazione che raccoglie buona parte del mondo imprenditoriale altoatesino, boccia la “disponibilità della Provincia a discutere una riduzione dell’orario di lavoro dei dipendenti della pubblica amministrazione, nel triennio 2025/2027, che dovrebbe essere sancita nel nuovo contratto di intercomparto per i dipendenti provinciali”.L’ipotesi, alla quale si sta lavorando nell’ambito della trattativa per il contratto di intercomparto sul recupero dell’inflazione per gli anni 2022-24, prevede di ridurre da 38 a 36 ore settimanali l’orario di lavoro. È probabile che l’Agenzia provinciale per la contrattazione, nella bozza dell’accordo che dovrebbe inviare oggi ai sindacati, inserisca una qualche apertura senza però fissare dei termini precisi. Anche la sola ipotesi è comunque sufficiente a provocare la reazione del mondo dell’imprenditoria: «In un momento in cui il cambiamento demografico – sottolinea Sandro Pellegrini, presidente di Swr-Ea – è sempre più evidente in tutti i settori e tra 10 anni dovremo fare a meno del 30% del personale. Una riduzione dell’orario di lavoro è la strada sbagliata. Ciò mette a rischio la qualità dei nostri servizi strategici e, di conseguenza, la competitività della nostra provincia e delle nostre imprese. Solo se riusciremo a rafforzare la competitività, saremo in grado di garantire il nostro benessere e la nostra prosperità, cioè le nostre prestazioni sociali. Per mantenere il benessere, tra dieci anni dovremo creare una performance economica simile con il 30% in meno di forza lavoro disponibile. Questo vale anche per la pubblica amministrazione: con il 30% in meno di personale si può ottenere la stessa performance amministrativa, ma orari di lavoro più brevi creerebbero ulteriori problemi. Per offrire posti di lavoro interessanti, è invece necessario rafforzare la motivazione dei dipendenti investendo in misure per conciliare famiglia e lavoro, in flessibilità e in sgravi fiscali per prestazioni aggiuntive volontarie, come ad esempio gli straordinari».

Immediata la reazione di Ulli Bauhofer della Funzione pubblica/Cgil: «Proprio gli imprenditori che hanno sempre detto che si dovrebbe risparmiare, tagliando l’organico del settore pubblico, adesso si preoccupano perché si chiede di ridurre da 38 a 36 ore l’orario, come si fa ovunque sotto il confine di Salorno; come si farà da luglio, anche in Alto Adige, nella sanità e prossimamente nel sociale?».

Diversa la posizione di Stefano Boragine, sindacato Ago, che teme che le altre sigle sindacali possano firmare in cambio della promessa di una possibile riduzione di orario. «Noi rimaniamo sulla nostra posizione e diciamo che i fondi stanziati (825 milioni per il triennio) non sono sufficienti a coprire la perdita di potere d’acquisto dei nostri stipendi. Non firmiamo». A.M




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