Umbria

Digiuno per Gaza, dopo la giunta umbra la protesta si espande


di Elle Biscarini

Non parte dall’Umbria lo ‘Sciopero della fame per Gaza’, ma di sicuro la decisione della giunta umbra di aderire alla campagna promossa dalla Rete di Trieste degli amministratori locali per Gaza e rilanciata dal ‘Movimento europeo di azione nonviolenta – Mean’, si è fatta sentire. Dopo la governatrice Stefania Proietti, la presidente dell’Assemblea regionale, Sarah Bistocchi, assessori e consiglieri regionali, e persino la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, la protesta si espande.

Sciopero della fame La scelta dei vertici umbri e perugini – uniti nella richiesta di pace e giustizia – si inserisce in un momento di crescente mobilitazione sul tema, in Italia e in Europa, mentre a Gaza si continua a morire sotto i bombardamenti e nella crisi umanitaria più grave del conflitto. Prima di ora, scioperi della fame per Gaza erano stati messi in atto perlopiù da attivisti e studenti, mai da rappresentanti delle amministrazioni locali. Men che meno nazionali. Da lunedì 26, oltre all’Umbria, ad aderire alla campagna sono per la maggior parte piccoli comuni, ma anche diversi consiglieri regionali di Torino, il comune più grande finora, è Benevento. Chi per pochi giorni, chi, come Proietti «ad oltranza».

La Rete A lanciare l’iniziativa, la Rete di Trieste che coinvolge esponenti istituzionali in tutta Italia, coordinata da Francesco Russo, già senatore e vicepresidente del Consiglio regionale in Friuli Venezia Giulia: «Vorremmo che dalle nostre città e dai nostri territori si levassero quello spirito di pace e quella voce profetica che faceva sognare a Giorgio La Pira ‘un sistema di ponti che unisca le città per unire le Nazioni’. Possiamo e dobbiamo provare a lavorare per questo obiettivo anche in Ucraina, ma la priorità è che oggi tacciano le armi e si soccorra il popolo di Gaza». Tra i firmatari dell’appello a mobilitarsi, il sito di Avvenire riporta il sindaco di Verona, Damiano Tommasi, Udine, Alberto de Toni, Vicenza, Giacomo Possamai, i consiglieri e le consigliere regionali Bigon (Veneto), Del Bono (Lombardia), Bolzonello (Friuli), Canalis (Piemonte), Ciliento (Puglia), Gaeta (Campania), La Rocca Ruvolo (Sicilia), Salaris (Sardegna). I comuni che fino ad ora hanno aderito, dal Sud a Nord, sono Castelbuono, Mazara del Vallo, Polizzi Generosa, Castel dí Lucio, Gangi, Camini, Sant’Angelo de’ Lombardi, Morra De Sanctis, Benevento, Villaricca, Trevignano Romano, Tollo, Novara e Torino.

Mobilitazione Una forma di resistenza civile che intende rompere il silenzio – o peggio, «l’indifferenza», come ha detto Proietti – di fronte alle violazioni quotidiane dei diritti umani nella Striscia di Gaza. I promotori invitano tutte le istituzioni locali ad aderire, sottolineando come questo sciopero non sia una protesta generica, ma una richiesta esplicita. Fermare l’escalation, condannare con chiarezza «l’orrore che si consuma ogni giorno sotto gli occhi del mondo». L’iniziativa arriva dopo le mobilitazioni dal basso dello scorso fine settimana: dal Giro d’Italia a ’50 mila sudari per Gaza’, che ha visto scendere in piazza a Perugia oltre mille persone, e la proposta di ospitare una manifestazione nazionale nel capoluogo umbro lanciata dalla sindaca Ferdinandi. Manifestazione che però, si è infine deciso che si svolgerà a Roma il 7 giugno, il giorno prima dei cinque referendum su lavoro e cittadinanza.

Prendere posizione «Le istituzioni non possono non prendere posizione – le fa eco Bistocchi – e non mettere in campo azioni, anche simboliche come questa». Secondo la presidente dell’Assemblea legislativa, «non è più accettabile quello che sta accadendo in queste ore e in questi giorni a Gaza, dove muore un bambino ogni 45 minuti, sotto le bombe, tra le macerie, senza cibo e senza medicinali». Una denuncia supportata dai dati delle Nazioni Unite e delle principali Ong presenti nell’area, secondo cui l’accesso all’assistenza medica è stato interrotto per oltre 400mila persone solo nell’ultima settimana.

Stop al genocidio Bistocchi aggiunge la necessità «imprescindibile» di impegnarsi al massimo «affinché si arrivi allo stop al genocidio e alla violazione del diritto umanitario da parte del governo di Netanyahu, al riconoscimento dello Stato di Palestina e perché due popoli possano vivere in due Stati, in sicurezza e in pace». A fare eco alle due presidenti, è l’assessore alla Pace, Fabio Barcaioli, che spiega la scelta del digiuno come forma di protesta: «Nessun gesto è più radicale di privarsi volontariamente del necessario per sostenere un’idea diversa di mondo. Il digiuno di protesta è la pace che si fa corpo e resistenza, la voce che non si spegne davanti all’ingiustizia. Lo sciopero della fame è il gesto non violento per eccellenza. Non ferisce né urla, ma resiste. Non impone, si offre. Aderisco a questa forma di protesta perché ritengo che le parole, da sole, non siano più sufficienti».

Polemica A proposito di Barcaioli, qualche parola, però, «qualcuno se la poteva risparmiare», per parafrasare un post social di Bistocchi. La presidente si riferisce ad un’immagine pubblicata su Facebook da Margherita Scoccia (FdI) che recita ‘Qualcuno pannellava: sciopero dei carboidrati’ insieme alla foto dell’assessore Fabio Barcaioli. Secondo Scoccia, la sua è stata una «critica politica rivolta ad un gesto plateale quanto inefficace». La protesta, dice, «in Umbria non sposta nulla nel conflitto israelo-palestinese» e servirebbe solo «a guadagnare visibilità su giornali e tv». Scoccia difende la sua posizione, augurandosi «azioni diverse per interrompere il massacro di Gaza» che «vengano attuate al più presto». Il post è stato considerato di cattivo gusto da diversi esponenti della maggioranza del comune di Perugia e dell’Assemblea regionale, oltre a diversi cittadini. Tuttavia l’assessore non sembra aver dato rilevanza alla cosa, continuando il digiuno e invitando alla partecipazione alla manifestazione di sabato 7 giugno a Roma.

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