Digiuno dei sanitari per Gaza, anche al Policlinico adesioni
Ha superato le 10mila adesioni ufficiali il digiuno a staffetta promosso dagli operatori sanitari per chiedere la fine delle violenze a Gaza. Ma secondo gli organizzatori, rete #digiunogaza, Sanitari per Gaza e campagna BDS “Teva? No grazie”, il numero reale delle partecipazioni, che ha coinvolto ordini professionali, università e sindacati in tutta Italia, “potrebbe arrivare a 30 o 40mila” rispetto alle iscrizioni raccolte tramite il forum dedicato.
“Possiamo dire che è andata benissimo – spiegano – e continueremo con le nostre richieste, in particolare rivolgendoci alle aziende sanitarie affinché adottino la delibera che proponiamo”. Ora gli organizzatori, facendo riferimento allo “Statement by the European public health community on Gaza”, sottoscritto da EPHA, EUPHA e WFPHA, che rappresentano oltre 5 milioni di professionisti della sanità pubblica a livello globale, chiedono a istituzioni e direzioni sanitarie di impegnarsi formalmente “a contrastare ogni manifestazione di genocidio con le azioni di competenza”.
Nel documento di proposta, si ricorda la petizione “Stop the Silence”, lanciata il 15 luglio 2025 e firmata, al 26 agosto, da più di 4.600 operatori sanitari e accademici e da circa 8.000 cittadini. Il testo chiede alle aziende sanitarie di valutare con criteri etici la stipula di accordi e partenariati scientifici e commerciali per evitare collaborazioni con enti legati a Stati accusati di genocidio, di adottare regole per gli approvvigionamenti che escludano fornitori riconducibili agli stessi Stati, di promuovere politiche di cooperazione internazionale, ricoveri umanitari, accoglienza e mediazione culturale con priorità alle popolazioni vittime di genocidio, e infine di utilizzare i propri canali di comunicazione e formazione per diffondere la cultura della pace, il rispetto dei diritti umani e il riconoscimento reciproco. “Chiediamo alle aziende sanitarie di assumere una posizione chiara – concludono i promotori – adottando la delibera e rendendosi parte attiva nella tutela della salute e della dignità delle popolazioni vittime di genocidio”.