Marche

difficoltà a reperirli da mesi. Quali sono le cause

PESARO Da mesi capita che il telefono del reparto di cardiologia dell’ospedale San Salvatore squilli ripetutamente per lo stesso motivo. Preoccupato e talvolta infastidito, il paziente – spesso anziano – chiede al medico specialista come mai nella propria farmacia di riferimento non riesca a trovare il farmaco che gli è stato prescritto. I prodotti introvabili sono quasi sempre due: Inderal e Luvion. Trattasi, in entrambi i casi, di farmaci considerati “salvavita” per chi è affetto da scompenso cardiaco, dunque indispensabili nell’ambito del programma terapeutico proposto ai pazienti in questione che, nella sola provincia di Pesaro e Urbino, sono svariate centinaia. 

I medicinali

L’Inderal, prodotto da Atnahs Pharma, è un beta-bloccante e viene impiegato per trattare varie patologie cardiovascolari, dall’ipertensione, alle aritmie; il Luvion, commercializzato da Neopharmed Gentili, similmente si rende necessario nei casi, tra gli altri, di insufficienza cardiaca e ipertensione resistente. Si parla, insomma, di farmaci che per essere sostituiti con valide alternative richiedono un’approfondita presa in esame della condizione clinica del paziente e, dunque, una quota consistente di lavoro extra per una categoria di specialisti ospedalieri già costretta a fronteggiare svariate complessità e inefficienze.

Le materie prime

Non si tratta di un caso: è almeno dal luglio scorso, infatti, che l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha riconosciuto ufficialmente il problema, inserendo i due farmaci in una lista di prodotti carenti e indicando non meglio specificati “problemi produttivi” come causa principale. A tal proposito non è da escludere, secondo farmacisti e medici della città, che le ragioni del calo possano essere squisitamente economiche, considerati i costi di produzione elevati e i prezzi di vendita relativamente bassi: un disallineamento che potrebbe spingere le aziende a ridurre la produzione in favore di farmaci con margini di profitto più alti. Ma sul punto interviene a far luce anche Luca Pieri, presidente di Aspes e Assofarm, confermando che «la carenza di Luvion e Inderal riguarda a vario titolo l’intero territorio nazionale e che le cause – coerentemente con quanto riportato dall’Aifa – sono da ricercare nella difficoltà a reperire le materie prime». In sostanza, chiarisce Pieri, «ormai da diverso tempo le aziende faticano a produrre con continuità i principi attivi contenuti in questi due farmaci, ma più di questo per ora non si sa. In una certa misura è anche fisiologico, ma c’è pur sempre un problema che va risolto e al momento è difficile stimare quando accadrà».

Fenomeno quasi ciclico

Anche per l’Ordine dei Farmacisti provinciale la carenza di farmaci può essere considerato un fenomeno quasi ciclico, o almeno non nuovo. «Ma risolvere queste mancanze nel pratico, garantendo ai cittadini un accesso alle cure, richiede un continuo lavoro di ricerca e adattamento», spiega il segretario Giovanni Pierini. Sia Inderal che Luvion sono infatti ancora protetti dal brevetto commerciale che impedisce alle aziende concorrenti di realizzarne una propria versione “equivalente” in termini di principio attivo.

Un ok temporaneo

E se per il Luvion la casa madre ha dichiarato che le scorte dovrebbero tornare a infoltirsi di nuovo a partire da gennaio 2025, per quanto riguarda l’Inderal, il più carente dei due, il 4 dicembre l’Aifa ha pubblicato una determinazione in cui si legge che «preso atto delle differenze elencate all’interno dell’informativa che sarà fornita ai referenti regionali, alle società scientifiche e ai medici prescrittori», la Atnahs Pharma viene autorizzata a importare in Italia il Sumial, un suo farmaco prodotto per il mercato spagnolo e contenente lo stesso principio attivo dell’Inderal. Una toppa, insomma, a dimostrazione del fatto che un buco effettivamente esiste.




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