difficile il cammino verso la pace
A Bruxelles si è aperto l’ultimo vertice europeo del 2024, un momento cruciale per il futuro dell’Ucraina. Con la presenza del presidente Volodymyr Zelensky, il tema principale rimane l’adesione all’Unione Europea, un passo che segna un cambiamento epocale nelle relazioni tra Kiev e il blocco europeo.
Una settimana densa al Consiglio europeo e all’Europarlamento
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato ieri di fronte all’eurocamera che secondo lei l’apertura dei negoziati sul cluster fondamentale potrebbe avvenire già a inizio 2025 “e sugli altri cluster nel corso dell’anno”. Ma tra l’apertura e la conclusione del percorso ci sono almeno 150 voti unanimi necessari, per ogni singola cosa, un meccanismo che rende tutto potenzialmente tortuoso. Le dispute bilaterali, come quelle tra Ucraina, Ungheria e Slovacchia sul transito del gas, potrebbero rallentare il cammino, ma per ora i leader europei sembrano determinati.
“Una pace deve essere giusta e duratura”, ha aggiunto António Costa, presidente del Consiglio europeo, ribadendo l’impegno dell’Ue nel sostenere l’Ucraina sia in guerra che in pace. Finora l’Ue e i suoi Stati membri hanno messo sul tavolo oltre 130 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, un impegno che si traduce in forniture militari, sistemi di difesa aerea, addestramento dei soldati, munizioni e aiuti per il settore energetico, sempre più spesso preso di mira dai bombardamenti russi. “Dobbiamo restare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario e fare tutto ciò che serve per porre fine all’invasione russa e far prevalere il diritto internazionale”, ha ribadito Costa.
La situazione internazionale si complica
Parallelamente, lo scenario internazionale si complica. Con l’imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il negoziato con Mosca potrebbe accelerare, ma Washington sembra orientata a disimpegnarsi in caso di accordo di pace, lasciando all’Ue l’onere di garantire la stabilità al confine russo-ucraino.
Zelensky, dal canto suo, ha ammesso che Kiev non ha al momento le forze sufficienti per riconquistare militarmente Donbass e Crimea. “Possiamo contare solo sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a sedersi al tavolo delle trattative”, ha dichiarato in un’intervista prima di volare a Bruxelles. L’appello è a non abbassare la guardia: “La protezione del nostro settore energetico, i rifugi antiaerei, le riserve di gas e il rafforzamento della produzione militare interna sono essenziali”.
Il mini-vertice di Mark Rutte
In questi giorni poi, il segretario generale della Nato Mark Rutte ha organizzato presso la sua residenza un vertice informale con i leader di Francia, Germania, Polonia, Regno Unito, Italia, Unione europea, Danimarca e Olanda. Una cornice intima, utile per affrontare la difficile ipotesi di truppe europee di pace in territorio ucraino, che però non ha nemmeno preso forma, a causa della pesante assenza del presidente francese Emmanuel Macron e del premier britannico Keir Starmer.
La strada verso la pace appare dunque incerta, così come il cammino dell’Ucraina verso l’adesione all’Ue. La politica europea sembra sempre più divisa tra il sostegno incondizionato a Kiev e la ricerca di un compromesso che ponga fine al conflitto. Ma una cosa è chiara: il futuro dell’Ucraina si deciderà a Bruxelles, dove il calendario politico non lascia spazio a esitazioni. Come ha ricordato von der Leyen, l’apertura dei capitoli negoziali non è solo un obiettivo, ma un segnale politico di sostegno incrollabile verso un Paese che ormai non può fare altro che guardare all’Europa.
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