Diciassette chiamate per chiedere aiuto
Diciassette chiamate per chiedere aiuto sarebbero partite dal cellulare di uno dei due alpinisti romagnoli prima di morire sul Gran Sasso. Luca Perazzini e Cristian Gualdi, entrambi di Santarcangelo di Romagna, erano rimasti bloccati il 22 dicembre scorso in montagna durante una bufera di neve. Ora, in riferimento a quelle numerose chiamate, una persona risulta indagata nell’inchiesta della procura di Teramo sulla morte dei due amici.
Un atto dovuto, che riguarderebbe un responsabile del soccorso alpino, come riporta l’Agi. Un atto a sua tutela, l’avvio di garanzia, che gli ha permesso di partecipare alla perizia tecnica sul telefonino, richiesta dalla procura di Teramo per far luce sulla morte dei due alpinisti. Il motore dell’indagine è stato l’esposto dei familiari dei due alpinisti di 42 e 48 anni trovati senza vita sul Gran Sasso dopo giorni di bufera e soccorsi impediti dal maltempo. Gli operatori, ostacolati dalle cattive condizioni meteo, riuscirono a raggiungere i due alpinisti solo dopo 5 giorni, il 27 dicembre dello scorso anno. Le famiglie, dopo il dolore, hanno chiesto chiarezza su tutto: le due vittime erano ben equipaggiate ed esperte di montagna, secondo loro, potevano essere salvate. Per questo vogliono che si vada fino in fondo.
Il 22 dicembre i due alpinisti rimasero bloccati nell’inferno della bufera di neve. Poco prima delle 15, Gualdi avrebbe iniziato a chiamare i soccorsi, fino a 17 telefonate con la loro posizione. L’inchiesta giudiziaria, coordinata dalla pm Laura Colica, di Teramo, è iniziata proprio da qui. In questi giorni la consulenza tecnica sul telefonino di Gualdi è stata consegnata al magistrato. Al momento risulta un unico indagato. Gl
Parecchi sono i dubbi sollevati dai legali dei familiari sulle modalità di soccorso, a partire dal perché quel giorno non sarebbe mai stato attivato l’intervento dell’elicottero dell’aeronautica militare.
Tra i soccorritori, pure loro rimasti poi bloccati in un rifugio, non c’erano soltanto quelli del Cnsas, ma anche finanzieri e vigili del fuoco. In quei giorni tutta l’Italia aveva sperato di ritrovare in vita i due alpinisti. Purtroppo non andò così.
Source link