Dfp, Istat: “Da dazi possibile impatto dello 0,2% sulla crescita nel 2025”
MILANO – Mattinata densa di audizioni per il Dfp, il Documento di Finanza Pubblica che sostituisce il Def. In calendario, tra gli altri, Istat, Corte dei Conti, Banca d’Italia, Upb e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Ad aprire gli interventi proprio l’Istat. Secondo l’istituto di statistica l’eventuale perdurare dell’incertezza e un aumento delle tensioni commerciali avrebbero sulla crescita del Pil italiano un impatto negativo di 2 decimi di punto nel 2025 e di tre decimi nel 2026. È con cautela l’Istituto parla di una “valutazione parziale e soggetta alla difficoltà di ipotizzare non solo l’evoluzione delle principali variabili esogene ma anche la risposta di politica economica e commerciale da parte di Governi e Banche Centrali”. Nel Dfp le previsioni di crescita indicano un Pil in aumento dello 0,6% quest’anno e dello 0,8% nel 2026.


Nel complesso comunque secondo l’Istat vede comunque segnali di ottimismo. “Per il nuovo anno non abbiamo ancora la stima del Pil del primo trimestre che sarà diffusa il 30 aprile”, ha detto Stefano Menghinello, direttore del Dipartimento per le statistiche economiche, ambientali e conti nazionali dell’Istat in audizione. Dai dati disponibili finora, “la produzione industriale, dopo il rimbalzo mese precedente, è cresciuta del 2,5%, le costruzioni vanno moto meglio, c’è una buona crescita, anche i servizi hanno dato segnali positivi, quindi fondamentalmente prima di scenari di tensioni forti l’economia italiana tutto sommato continua a fornire segnali positivi, seppur di debole crescita. Con un record importante del turismo”.
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