Toscana

Delitto di Bologna, caccia al dna dell’assassino di Monaldi

Alla ricerca della prova regina che potrebbe incastrare Gennaro Maffia. Il presunto assassino di Luca Monaldi e Luca Gombi – i due coniugi brutalmente uccisi nella loro casa di Bologna lo scorso 2 giugno, – è rientrato in Italia e aspetta di essere trasferito a Bologna dove probabilmente verrà sentito dagli inquirenti. Nel frattempo però le indagini stanno andando avanti e proprio domani mattina, venerdì 18 luglio, sarà eseguito nel laboratorio di Genetica Forense dell’Università di Bologna un accertamento tecnico irripetibile. È stato disposto dalla procura bolognese sui reperti prelevati nel luogo del delitto. Nel dettaglio, si tratta di tracce biologiche lasciate sui corpi delle vittime da chi presumibilmente ha compiuto il duplice omicidio. Un accertamento che, qualora riconducesse all’inquilino, permetterebbe agli inquirenti di chiudere il cerchio delle indagini. 

Maffia, che attualmente si trova nel carcere di Rebibbia a Roma dopo essere stato estradato dalla Spagna, non ha mai confessato il delitto. “Ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere – ha spiegato nei giorni scorsi il suo avvocato Giampaolo Cristofori – perché abbiamo ritenuto che si debba fa interrogare in presenza, quando sarà portato a Bologna. Inoltre da remoto ci sono alcuni problemi con la lingua”, visto che Maffia è di origine venezuelana.

Gennaro Maffia esce dall'appartamento-2

La casa di piazza dell’Unità, quartiere della Bolognina, è sempre sotto sequestro così come sono a disposizione dell’autorità giudiziaria i devices e gli smartphone che le vittime utilizzavano. La polizia di Stato ne sta analizzando i contenuti per far luce sulla situazione che si era creata con l’inquilino. Stando a quanto emerso la coppia era intenzionata a vendere l’abitazione e avrebbe offerto a Maffia una “buona uscita” di circa 20mila euro. Di questa proposta però non ci sarebbero tracce: al momento non sarebbe emerso nessun documento o scrittura privata a testimoniarlo. Potrebbero però esserci riferimenti espliciti nelle chat intercorse tra Gombi, Monaldi e Maffia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il movente potrebbe nascondersi proprio dietro alla richiesta di lasciare l’appartamento da parte dei due coniugi. 

L’autopsia sui corpi di Monaldi e Gombi è stata eseguita lo scorso 25 giugno e solo tra tre mesi sarà possibile conoscerne gli esiti. Quello che però è certo è che l’aretino è stato trovato senza vita nella cucina, con una profonda ferita di arma da taglio alla gola. Il marito invece si trovava nell’ingresso con una ferita all’addome. Non è ancora chiara invece la dinamica: chi è stato aggredito per primo? Come? La scena del delitto è stata in qualche modo alterata? Sono tutte domande alle quali gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta. Domande che si pongono anche i familiari dell’aretino che, assistiti dall’avvocato Gessica Nocciolini, attendono anche loro che venga fatta piena luce sulla vicenda.

Al momento a incastrare Maffia sarebbe il video che lo ha immortalato mentre stava uscendo dall’abitazione.  

Dopo l’autopsia è stato concesso il nullaosta per i funerali. Luca Monaldi ha fatto così rientro nella sua Terontola dove il 27 giugno si sono svolti i funerali. Enorme la commozione della comunità. Poi il 54enne è stato tumulato nel locale cimitero, dove riposano anche i familiari. 


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