Marche

definitiva la condanna a 4 anni e mezzo


MONTECASSIANO A distanza di poche ore l’uno dall’altro sono finiti in carcere padre e figlia. Enrico Orazi, 83enne, è stato accompagnato all’istituto di Fermo, mentre la figlia, fermata dai carabinieri in provincia di Padova, è stata portata al carcere di Venezia. L’anziano dovrà scontare 4 anni e 4 mesi di reclusione, ma il difensore sta già predisponendo la richiesta di domiciliari. Si chiude così il cerchio sull’omicidio di Rosina Carsetti, la 78enne uccisa la vigilia di Natale del 2020 nella villetta di Montecassiano dove viveva con i familiari che l’hanno assassinata (figlia e nipote) e il marito.

L’ordinanza

Mercoledì scorso la Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi presentati dalle difese di Arianna Orazi, del figlio Enea Simonetti e del nonno di quest’ultimo Enrico Orazi confermando così le condanne di secondo grado: ergastolo per Arianna, 27 anni per Enea e 4 anni e 6 mesi per Enrico, quest’ultimo è stato riconosciuto colpevole dei reati di maltrattamenti nei confronti della moglie e di simulazione di reato in concorso con la figlia e il nipote. Così giovedì pomeriggio i militari della stazione di Montecassiano si sono presentati a casa dell’83enne e hanno dato esecuzione all’ordine di carcerazione emesso dalla Corte di Appello di Ancona. Dopo le formalità di rito, l’anziano è stato condotto al carcere di Fermo per scontare la pena di 4 anni e 4 mesi (due mesi li aveva già scontati ai domiciliari, ndr). Ma in queste ore il suo legale, l’avvocato Mauro Paolinelli, sta già predisponendo la richiesta di arresti domiciliari. Enrico Orazi era tornato a vivere nella villetta dove cinque anni fa è stata uccisa la moglie Rosina.

La casa

In quella villetta su più livelli cinta da un giardino curatissimo a cui Rosina aveva dedicato tante attenzioni, fino a febbraio del 2020 avevano vissuto da soli Enrico e la moglie. A febbraio gli equilibri furono sconvolti dall’arrivo in casa della figlia Arianna all’epoca 47enne e del nipote 19enne. Rosina fu costretta a quella che il pm Vincenzo Carusi definì una “coabitazione umiliante e penosa”, fatta di ingiurie, minacce e percosse, restrizioni economiche e soprusi. In quei mesi pure la vegetazione ornamentale del giardino fu smantellata. I maltrattamenti culminarono nell’omicidio compiuto la vigilia di Natale di quello stesso anno.

Dopo il delitto in quella casa era tornato a vivere l’anziano, senza la figlia che da più di un anno si era trasferita a Mombaroccio in provincia di Pesaro e senza il nipote che è detenuto in carcere. Giovedì sera Arianna è stata arrestata a Piove di Sacco, il suo legale Olindo Dionisi ha negato che la 53enne stesse scappando dopo che la condanna all’ergastolo è diventata definitiva. «Era andata a costituirsi al carcere di Bollate, ma dalla banca dati non risultava ancora l’ordinanza di carcerazione», aveva chiarito ieri il legale.




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