Decreto Disciplina Scuola 134/2025: cosa cambia nelle valutazioni scolastiche
di Francesca Carone*
Le novità in materia di disciplina scolastica relative al Dpr 8 agosto 2025, n. 134, sono al centro di un dibattito ampio e controverso all’interno e fuori delle istituzioni scolastiche. Il Decreto evidenzia in modo chiaro e circostanziato che “nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione degli apprendimenti delle singole discipline”.
Il dibattito sul Decreto accende questioni irrisolte e pone in essere interrogativi tangibili legati all’assetto e alla qualità del Sistema educativo scolastico in Italia. L’azione ministeriale, concretizzata con il Decreto 134 dell’8 agosto 2025, se da un lato pone in essere regole più chiare e strumenti più incisivi contro i fenomeni di indisciplina, dall’altro rimette nell’agone le criticità della nostra Scuola sempre più carente e bisognosa, oltre che di infrastrutture, di figure specializzate come educatori, pedagogisti e psicologi.
Il sussulto del Decreto in realtà riapre vecchie questioni relative al monitoraggio e al supporto educativo e sociale degli studenti. Una scuola moderna di richiamo europeo dovrebbe offrire alla platea educante un supporto socio-educativo, nell’alveo di un’ampia progettualità ancorata alle cosiddette competenze civiche e sociali.
In altre parole, bene fa il Ministero, con il decreto 134, a circostanziare e specificare le azioni educative e sociali relative al comportamento, ma prima ancora bisognerebbe svecchiare le comunità educative con l’implementazione di sovrastrutture progettuali di supporto e collegamento con la famiglia e gli enti sociali.
Vi è ampia convergenza, tra gli addetti ai lavori, sul fatto che una scuola moderna e all’avanguardia, connessa con la rete europea, debba essere in grado di attuare attraverso progettualità, una serie di azioni socio-educative, specifiche e mirate, volte a prevenire atteggiamenti e comportamenti dannosi e pericolosi da parte degli studenti. Una prevenzione che dovrebbe partire dalla Scuola dell’Infanzia per concretizzarsi negli altri ordini di scuola attraverso un processo di continuità, progettualità e crescita a 360 gradi.
Una prevenzione che punti sulla corresponsabilità e sull’alleanza educativa tra scuola, famiglia e organismi sociali, investendo così sulla qualità dell’educazione e della formazione, attraverso l’arruolamento di professionalità che diano respiro e supporto non solo all’istituzione scolastica, ma che siano in grado di connettersi con il tessuto sociale e famigliare dello studente, disinnescando devianze, bullismo/cyberbullismo, abbandono scolastico e criticità di varia natura.
Costruire una scuola su competenze sociali e civiche attive e reali, attraverso una serie di azioni e progettualità specifiche e articolate, significa proteggere, curare, includere e vivificare quell’”orto umano” che sono gli studenti, bisognosi di attenzione e risposte.
Costruire una scuola umana e pragmatica che amplifichi il ritorno ai valori e al dialogo; una scuola che sappia ascoltare i bisogni, le paure e la sofferenza degli studenti declinando azioni di inclusione, percorsi educativi con approcci socializzanti e di crescita collettiva e individuale.
Il decreto 134 rappresenta da un certo punto di vista un messaggio di aiuto, la “triste” conseguenza di un vuoto educativo in cui la scuola si è adagiata. La nuova normativa, relativa alle sospensioni degli studenti, trasferisce l’azione educativa ad altri enti (in rete con la scuola) o si auto-appalta azioni rieducative con “tiepide” azioni progettuali che, nella maggior parte dei casi, avranno un risvolto meramente burocratico e poca attuabilità per la mancanza di figure educanti e per le esigue coperture finanziarie, così come rilevato dal Consiglio di Stato.
La sospensione, come strumento educativo concretizzato con attività di cittadinanza solidale” e reti di supporto (counseling, mediazione, inclusione sociale, piano di reinserimento) rappresenta tuttavia “un’azione giudicante” e non “preventiva”. Una “decisione finale” dell’Istituzione scolastica che interrompe “il dialogo” sul campo, innescando un possibile allontanamento stigmatizzante e inflittivo.
*docente
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