Cultura

Deafheaven – Lonely People With Power

Dopo aver virato in direzione shoegaze per il precedente “Infinite Granite”, i Deafheaven tornano a sonorità più estreme con il nuovo album intitolato “Lonely People With Power”, il primo pubblicato per la storica Roadrunner Records. La band californiana, ormai un punto di riferimento per la scena metal più vicina ai gusti degli hipster, sforna un disco potente e coeso nel quale compie importanti passi in avanti senza stravolgere il proprio stile.

Credit: Bandcamp

Nessun taglio netto col passato quindi, come successo quattro anni fa col precedente “Infinite Granite”: nelle dodici tracce di “Lonely People With Power” la mistura fra la furia del black metal e la malinconia dello shoegaze è ben bilanciata, con l’arco della bilancia a tendere in maniera importante verso una ritrovata heaviness.

Lo screaming lancinante di George Clarke infonde profondità a brani pieni di pathos e dolore, splendidamente arrangiati da un gruppo che è ormai pienamente padrone del proprio mestiere. Le atmosfere delle canzoni, cupe e crepuscolari, tendono spesso a farsi epiche e maestose. La band non prende nulla alla leggera: la drammaticità è al cuore di un album nel quale si intravedono pochissimi spiragli di luce.

Nonostante il buio, le note di “Lonely People With Power” sono sempre innervate di un’umanità, vera e accorata, che si impone in maniera particolarmente efficace grazie alle melodie disegnate dalle chitarre di Kerry McCoy e Shiv Mehra, cui va il merito di portare in dote alla musica dei Deafheaven un’evidente matrice post-rock.

Il blast beat frenetico e distruttivo della batteria di Daniel Tracy, che pure gronda furore nei brani più tradizionalmente black metal (“Doberman”, “Magnolia”), non riesce a spazzare via la dolce tristezza che caratterizza pezzi come “Heathen”, “Amethyst” e “Winona”. Il vento etereo e algido dello shoegaze soffia fortissimo sulle note di “The Garden Route” e “The Marvelous Orange Tree”, mentre nell’oscurissima “Incidental II” troviamo sentori industrial e la voce di Jae Matthews dei Boy Harsher.

Da segnalare la presenza di un altro ospite di peso nel disco, ovvero Paul Banks degli Interpol (che in realtà non aggiunge molto nel breve intermezzo intitolato “Incidental III”). Nel complesso un ritorno più che buono da parte dei Deafheaven, che lasciano (momentaneamente?) da parte il desiderio di sperimentare e sorprendere per produrre un disco privo di rischi ma solido e originale, in quanto in linea con uno stile che è loro e soltanto loro.


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