Economia

Dazi reciproci, universali, secondari: cosa sono e cosa farà Trump dal 2 aprile

Mercoledì sarà il “Liberation day” dei dazi, o almeno così lo vive l’amministrazione di Donald Trump. Dopo la falsa partenza febbraio, il 2 aprile tutto il mondo dovrebbe conoscere la vera estensione della politica tariffaria. Seppur in maniera confusionaria Trump ha preannunciato un arsenale piuttosto vario: dazi universali, mirati, secondari, reciproci. Vediamo in cosa consistono

La situazione attuale Cina, Ue, Messico e Canada

Il 3 febbraio Trump ha esordito imponendo una tariffa aggiuntiva del 10% sui beni provenienti dalla Cina, in aggiunta a quelle esistenti ereditate dal suo primo mandato e da Biden. La Cina ha reagito con una tariffa del 15% sul carbone e sul gas naturale liquefatto degli Stati Uniti e una tariffa del 10% sul petrolio greggio, sui macchinari agricoli e altri prodotti, tutte entrate in vigore il 10 febbraio. Il 3 marzo, Trump ha nuovamente aumentato i dazi sui prodotti cinesi di un ulteriore 10%. La Cina ha risposto con dazi entrati in vigore il 10 marzo , tra cui il 15% su pollo, grano, mais e cotone statunitensi e il 10% su sorgo, soia, maiale, manzo, frutti di mare, frutta, verdura e latticini. La Cina ha inoltre punito 15 aziende americane limitandone le esportazioni.

Il 4 marzo è entrata in vigore una tariffa del 25% sulle importazioni di merci provenienti da Messico e Canada, con un’eccezione per i prodotti energetici e la potassa, che hanno ricevuto una tariffa del 10%. L’amministrazione Trump ha poi sospeso tali tariffe fino al 2 aprile sulle auto e su tutti gli altri beni che sono ammissibili al commercio esente da dazi ai sensi. Dal canto suo il Canada ha reagito imponendo tariffe su altri 20,6 miliardi di dollari di beni importati dagli Stati Uniti

ll 12 marzo la Casa Bianca ha imposto dazi del 25% sulle importazioni da tutto il mondo di acciaio e alluminio. L’ Unione Europea ha risposto imponendo tariffe del 50% su whisky americano, motociclette e motoscafi a partire dal 1° aprile, e da metà aprile ulteriori dazi su gomme da masticare, pollame, semi di soia e altri beni.

Gli sporchi 15 o tutto il mondo

La Casa Bianca non ha ancora delineato quali nuove tariffe arriveranno, come saranno calcolate o cosa dovranno i paesi per assicurarsi delle esenzioni. Trump ha anche affermato che le sue tariffe terranno conto delle barriere non tariffarie di altri paesi ( come i requisiti sulle emissioni di Co2 o i vincoli sulla lavorazione e manipolazione dei cibi), anche se non ha specificato come saranno effettuati tali calcoli.

Secondo il Wall Street Journal “Negli ultimi giorni, i consulenti hanno preso in considerazione l’imposizione di tariffe globali fino al 20% che colpirebbero praticamente tutti i partner commerciali degli Stati Uniti”. Un passo avanti rispetto a quanto rivelato dal segretario Bessent sulla volontà di colpire i 15 paesi che hanno il surplus commerciale maggiore nei confronti degli Usa tra cui ci sono naturalmente Cina, Giappone ed Unione Europea. O nel caso si considerino i paesi del Vecchio Continente singolarmente, sia Germania che Italia.

I dazi reciproci

l 13 marzo Trump ha reagito alla controrisposta della Ue sul whisky minacciando tariffe del 200% sugli alcolici importati dall’Europa. Anticipando il cosiddetto meccanismo dei dazi “reciproci” cioè replicare o amplificare le tariffe che incontrano le merci americane nei vari mercati esteri alle stesse importazioni in America. Il principio, portato alla sua estensione massima, porterebbe ad una vera e propria paralisi del commercio internazionale perché le reazioni incrociate dei vari Paesi si tradurrebbero in una spirale di aumenti senza fine come dimostra l’esempio dell’alcol. Anche qui l’attesa è per gli annunci dettagliati attesi tra martedì e mercoledì, si prevede che l’effettiva attuazione dei dazi richiederà mesi di tempo dalla data dell’annuncio di marzo. Periodo che i Paesi vogliono usare per arrivare ad un negoziato con gli Usa

I dazi secondari

Fattispecie relativamente nuova nell’arsenale di Trump, che somiglia molto a delle sanzioni economiche. Il primo test è stato Il Venezuela una settima fa quando Trump ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero imposto una tariffa del 25% sui beni provenienti da qualsiasi paese che acquista petrolio o gas dal Venezuela. Domenica il presidente ha ipotizzato di usare lo stesso metro con il petrolio russo e iraniano come ritorsione alla scarsa collaborazione dei due Paesi ai tavoli diplomatici in corso rispettivamente sulla guerra in Ucraina e sulla proliferazione nucleare. Entrambi i paesi sono già sottoposti a sanzioni economiche, ma anche qui non siamo ancora arrivati oltre gli annunci

Il caso dell’auto

Il settore automobilistico si è guadagnato un trattamento diverso vista l’interconnessione e la particolare struttura globale delle case e dei fornitori del settore. Il 26 marzo Trump ha dichiarato che avrebbe imposto dazi del 25% sulle importazioni globali di automobili negli Stati Uniti. I dazi riguarderanno le automobili finite e i componenti per autoveicoli e dovrebbero entrare in vigore il 3 aprile. Secondo il vice portavoce della Casa Bianca, Harrison Fields, le parti conformi all’USMCA (il trattato di libero scambio con Canada e Messico) rimarranno esenti da dazi finché il Dipartimento del Commercio “non stabilirà un processo per applicare tariffe al loro contenuto non statunitense”.Secondo i dati di S&P Global Mobility, quasi la metà dei nuovi veicoli per passeggeri venduti negli Stati Uniti nel 2024 è stata assemblata al di fuori degli Stati Uniti. La tassazione sui componenti extra Usmca dovrebbe comunque scattare a maggio.

Gli effetti: incassi per lo Stato, inflazione e scarsità di beni

Proprio l’auto è l’esempio di come i consumatori Usa potrebbero pagare questa politica: diverse ricerche stimano un aumento dei prezzi al dettaglio tra i 3 e i 6 mila euro a veicolo. A questo Trump domenica ha risposto “Non mi potrebbe importare di meno se aumentano i prezzi perché la gente inizierà ad acquistare auto americane”. Due sono gli argomenti dell’amministrazione: l’aumento dei prezzi sarà compensato dagli incassi dei dazi stessi, stimati tra i 100 e i 300 miliardi in diverse dichiarazioni dei ministri; inoltre l’aumento momentaneo sarà compensato dal ritorno della produzione negli Usa. Nell’immediato invece stanno aumentando i casi di mancanza di prodotti importati. Una delle prossime vittime potrebbe essere la carta igienica, colpita dell’aumento dei dazi sul legname nei confronti delle importazioni dal Canada. Misura che rischia di mettere in ginocchio l’industria della carta negli Usa.


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