Dazi, gli Usa: “C’è molto da trattare”
Distanti su molte cose, ma uniti su un’unica frase: “C’è ancora molto da negoziare”. Stati Uniti e Unione europea, che la scorsa domenica hanno raggiunto un accordo politico per un tetto ai dazi del 15% sulle merci europee esportate in America, si stanno addentrando nei dettagli di quella che più che mai sembra “un’intesa di massima”. Dettagli che potrebbero fare la differenza per aziende e interi settori economici. A tratteggiare questo quadro è stato il segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick il quale, intervistato da Cnbc, ha confermato che i dialoghi con i rappresentanti del commercio della Commissione europea sono in corso e che anche le famose tasse sui servizi digitali “saranno sul tavolo” nei colloqui tra Usa e Ue.
Il tema, del resto, sta molto a cuore all’amministrazione americana, prova ne è la forte retorica usata dallo stesso Lutnick che parla di “attacchi alle nostre aziende tecnologiche” da parte dei Paesi europei.
Tra le pieghe dell’intervista il segretario spiega che la strategia negoziale seguita dall’Europa è stata quella di accettare l’accordo con gli Usa “per proteggere la propria industria automobilistica e quella farmaceutica, evitando una migrazione massiccia della produzione sull’altra sponda dell’Atlantico”. Per Lutnick, l’accordo è stato un “capolavoro” del presidente Donald Trump. Quanto al resto del mondo, tutto sarà pronto “entro venerdì” (domani, ndr). “Quindi, come abbiamo detto, il primo agosto è la data in cui stabiliremo tutte queste tariffe, e da lì in poi si inizierà a lavorare”.
Dall’Italia, così come anche dalla Francia, si spinge tanto per ottenere esenzioni dai dazi su vino e alcolici. Per Parigi lo ha confermato il ministro del Commercio estero francese, Laurent Saint-Martin: “Ciò per cui stiamo chiaramente spingendo è un’esenzione per il settore del vino e degli alcolici, oltre all’aeronautica”. La sensazione, quindi, è che molti degli impegni presi su acquisti di gas e di armamenti dipendano anche dalla misura in cui le richieste europee verranno accontentate.
Intanto, il presidente Trump – con un messaggio pubblicato sul suo social Truth – ieri ha annunciato dazi del 25 per cento sulle importazioni dall’India a partire dal primo agosto, accusando il governo di Nuova Delhi di praticare da anni tariffe troppo elevate e barriere non tariffarie “tra le più odiose al mondo”. Il Paese guidato dal presidente Narendra Modi, inoltre, è finito nel mirino del tycoon per la sua eccessiva vicinanza alla Russia che, “insieme alla Cina”, continua ad acquistare la maggior parte delle proprie forniture militari e di energia da Mosca, in un momento in cui “tutti vogliono che la Russia smetta di uccidere in Ucraina”.
È andata anche peggio per il Brasile, poiché il presidente americano ha firmato ieri un ordine esecutivo per imporre dazi del 40%, portando l’importo totale dei al 50 per cento.
Una decisione presa “per far fronte alle recenti politiche, pratiche e azioni del governo brasiliano che costituiscono una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti”, si legge nella nota della Casa Bianca nella quale si cita il processo nei confronti dell’ex presidente Jair Bolsonaro e di migliaia di suoi sostenitori come “gravi violazioni dei diritti umani”.
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