Dazi, gara al rialzo tra Usa e Cina. Pechino: “Tariffe al 125%”. Come siamo arrivati a questo punto
ROMA – La “guerra” commerciale tra Pechino e Washington è iniziata almeno otto anni fa, durante la prima presidenza di Donald Trump. Nel marzo del 2017, insediato da poco, ha annunciato di voler ridurre il deficit commerciale con gli altri Paesi. Ha avviato un dialogo con la Cina bruscamente interrotto quando la Casa Bianca l’ha accusata di “furto di proprietà intellettuale” per 600 miliardi. Da quel momento i rapporti sono precipitati e il successore Joe Biden ha mantenuto le tariffe imposte dal tycoon, aggiungendone altre. Negli ultimi due mesi però abbiamo assistito a una vera escalation.


L’ultimo rialzo: Pechino alza i dazi al 125%
L’ultimo rialzo è quello deciso da Xi: dazi al 125% sulle merci made in Usa importate in Cina. Una risposta al chiarimento della Casa Bianca sul conto totale delle barriere commerciali imposte ai prodotti cinesi in transito nelle dogane americane: 145%. Pechino ha alzato quindi nuovamente i suoi dazi e tramite il ministero delle Finanze ha aggiunto: Ignoreremo ulteriori aumenti, a questo livello i prodotti americani esportati in Cina non hanno più alcuna possibilità di essere accettati sul mercato.
Contestualmente, la missione cinese ha presentato un ulteriore reclamo al Wto accusando Washington di provocare turbolenze sui mercati internazionali a causa della sua guerra tariffaria. “Gli esorbitanti dazi doganali” degli Stati Uniti nei confronti della Cina “non sono altro che un gioco di numeri privo di significato economico” e “sono diventati una farsa”, ha dichiarato il Ministero del Commercio cinese annunciando il reclamo all’organismo internazionale.


Dazi Usa Cina, la timeline dei rialzi
Nel 2018 c’è stato il primo scontro dell’amministrazione Trump con le autorità cinesi a colpi di dazi. Reciprocamente, i due Paesi si sono imposti extra-tasse su beni per circa 250 miliardi di dollari a testa. Biden non ha alleggerito la pressione sul rivale commerciale, aggiungendo restrizioni su semiconduttori, pannelli solari e veicoli elettrici. Ma è da febbraio 2025 che la guerra commerciale è entrata nel vivo.
1-4 febbraio: Trump firma l’ordine esecutivo, che entra in vigore tre giorni dopo, con il quale impone dazi al 10% sulle merci dalla Cina. Che risponde con tariffe su prodotti specifici, dai carburanti ai macchinari agricoli, e restrizioni sull’export di minerali critici;
4 marzo: entra in vigore un altro 10% deciso dalla Casa Bianca;
10 marzo: la Cina risponde con il 15% su pollame, grano, mais e cotone statunitensi e del 10% su soia, sorgo, carne di maiale, manzo, prodotti ittici, frutta, verdura e latticini. E aggiunge 10 aziende all’elenco delle «entità inaffidabili» e 15 alla lista di controllo delle esportazioni;
2 aprile: Donald Trump annuncia i “dazi reciproci”, la percentuale con la Cina è del 34% che si aggiunge al 20% già in funzione;
4 aprile: il ministro delle Finanze cinese alza le tariffe al 34% anche sulle merci Usa;
7 aprile: Trump minaccia un ulteriore 50% alla Cina per la sua reazione
9 aprile: entrano in vigore tutti i dazi reciproci, sulla Cina sono al 104%. Ma nella stessa giornata, con il crollo delle Borse, la Casa Bianca annuncia una moratoria di 90 giorni. La Cina risponde ancora portando le sue barriere all’84%. Così Washington rilancia ancora, imponendo un ulteriore rialzo al 125%;
10 aprile: in realtà il calcolo è errato, lo spiega la stessa Casa Bianca. Il 125% si aggiunge al 20% precedente e porta il totale al 145%;
11 aprile: Pechino alza ancora le tariffe, le porta al 125% sulle merci in arrivo dagli Usa. E avvisa che si tratta dell’ultimo rialzo
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