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Dazi, destino diverso per Parmigiano e vino. Negli Usa si aspetta la stangata d’autunno

Usa: dazi quasi definitivi

Dall’altro lato dell’oceano Atlantico, intanto, arriva la notizia che i nuovi dazi doganali di Donald Trump sono «quasi definitivi» e non dovrebbero essere oggetto di negoziati nell’immediato: a dirlo è il rappresentante statunitense per il Commercio, che ha anche difeso le tariffe al 50% adottate dal presidente contro il Brasile. «Questi dazi sono praticamente definitivi», ha affermato Jamieson Greer durante un’intervista alla Cbs. Interrogato sull’eventualità di negoziati per ridurre queste sovrattasse doganali, Greer ha risposto che probabilmente non ci saranno «nei prossimi giorni». «Possiamo chiaramente vedere i contorni del progetto commerciale del presidente attraverso queste tariffe», ha commentato. Quanto ai dazi punitivi al Brasile, ha spiegato, il presidente ha riscontrato in quel Paese, «come in altri, un uso distorto della legge, un cattivo uso della democrazia. È legittimo usare questi strumenti (tariffari, ndr) per questioni geopolitiche», ha aggiunto. Trump ha giustificato gli elevati dazi al Brasile con il processo, a suo avviso infondato, all’ex presidente Bolsonaro, accusato di golpe.

Una bambola raffigurante il presidente degli Stati Uniti Donald Trump brucia durante una protesta contro i dazi sui prodotti brasiliani imposti da Trump, fuori dal consolato degli Stati Uniti a Rio de Janeiro, Brasile, 1 agosto 2025. REUTERS/Ricardo Moraes

Probabile incontro Trump-Carney

Tuttavia, il presidente Donald Trump e il primo ministro canadese Mark Carney probabilmente s’incontrerani “nei prossimi giorni” per riprendere le trattative sui dazi, dopo che gli Stati Uniti hanno imposto una tariffa del 35% sui beni non coperti dall’accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada. Lo ha dichiarato a Cbs News Dominic LeBlanc, il ministro federale responsabile del commercio tra Stati Uniti e Canada, che ritiene possibile raggiungere un accordo che porti alla riduzione delle aliquote e si è detto incoraggiato dal colloquio con il segretario al Commercio Usa Howard Lutnick.

Dai dazi 360 mld l’anno agli Usa

Con i dazi introdotti da aprile, prima ancora che entrino in vigore dal 7 agosto quelli nuovi, Donald Trump ha incassato finora 152 miliardi di dollari, circa il doppio dei 78 miliardi di dollari entrati nelle casse federali nello stesso periodo dell’anno fiscale precedente. Solo a luglio le tariffe hanno fruttato quasi 30 miliardi di dollari. E con l’imminente aumento dei dazi, a livelli mai visti da quasi 100 anni, si calcola che la cifra annuale sarà di circa 360 miliardi l’anno. Un flusso di entrate così consistente che potrebbe rivelarsi difficile da abbandonare: «Penso che questo crei dipendenza, che sia molto difficile abbandonare una fonte di entrate quando il debito e il deficit sono quelli che sono», ha detto al Nyt Joao Gomes, economista della Wharton School dell’Università della Pennsylvania. Ma chi pagherà il maggior costo delle merci importate? E quanto inciderà sull’inflazione e la crescita dell’economia americana? Sono questi gli interrogativi legati alla guerra commerciale del tycoon e la maggior parte degli esperti prevede dall’autunno un inevitabile caro prezzi, con aumenti in vari settori: agroalimentare (dal vino al caffè), arredamento, giocattoli, elettrodomestici, computer, auto, scarpe e abbigliamento (importati per il 95%).

Il logo del produttore tedesco di attrezzature sportive Adidas. Il 30 luglio 2025 il gigante tedesco dell’abbigliamento sportivo Adidas ha dichiarato di aver subito un colpo dai dazi statunitensi nel secondo trimestre, ma non ha indicato se avrebbe trasferito l’aumento dei costi ai consumatori. I dazi statunitensi aggiungeranno inoltre circa 200 milioni di euro (230 milioni di dollari) ai costi di Adidas nella seconda metà dell’anno (Foto di Christof STACHE / AFP)

In arrivo probabile stangata d’autunno

Finora diversi fattori hanno attutito l’impatto dei dazi: il loro rinvio, le scorte accumulate dalle aziende, le forniture ordinate con anticipo, la decisione delle società di assorbire i maggiori costi. Ma ora questa tregua sta per finire e i listini autunnali sono destinati a cambiare radicalmente. Stando al Budget Lab di Yale, gli americani vedranno un’imposta media del 18,3% sui prodotti importati, l’aliquota più alta dal 1934. Il centro di ricerca politica indipendente ha stimato che i prezzi aumenteranno dell’1,8% nel breve termine a causa della guerra commerciale di Trump: ciò equivale a una perdita di reddito di 2.400 dollari per famiglia.

Le aziende stanno iniziando a scaricare sui consumatori la maggior parte dei costi legati ai dazi. E negli ultimi giorni Adidas, Procter & Gamble, Stanley Black & Decker e altre grandi aziende hanno comunicato agli investitori di aver aumentato i prezzi o di aver pianificato di farlo a breve per compensare l’onere delle tariffe.


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