Emilia Romagna

“Dassilva capace di depistare e simulare”, ecco perchè per i giudici deve rimanere in carcere


Per i giudici del Tribunale del Riesame non ci sono dubbi: Louis Dassilva non solo “ha depistato” ma “può colpire e nascondersi rapidamente” e “sa usare professionalmente il coltello”. Allo stesso tempo il metalmeccanico senegalese 35enne “ha un ottimo movente” e, a differenza della sua amante Manuela Bianchi “non ha un alibi”. Sono queste alcune delle motivazioni che hanno portato a respingere la richiesta di scarcerazione per l’unico indagato dell’omicidio di Pierina Paganelli avvenuto nella serata del 3 ottobre del 2023 e per il quale si avvia la richiesta di rinvio a giudizio nonostante continui a professarsi innocente.

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Nelle 90 pagine vengono chiariti quei “punti oscuri” sollevati dalla difesa di Dassilva, gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, e per i quali la Cassazione aveva rinviato il fascicolo al Riesame. Dalle carte emerge come la figura di Pierina Paganelli fosse, per l’indagato, un pericolo concreto se avesse scoperto la relazione clandestina che la nuora, Manuela Bianchi, aveva col 35enne. Una tesi che sposa quella degli inquirenti della Squadra mobile riminese, coordinati dal sostituto procuratore Daniele Paci, secondo la quale il metalmeccanico avrebbe perso tutto se il tradimento fosse venuto alla luce. Secondo i giudici, infatti, “il pericolo rappresentato dalla Paganelli andava ad attaccare entrambe le relazioni fondamentali del Dassilva” che “si comportava come un uomo che teneva saldamente i piedi in due staffe”.

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A pesare sulla decisione dei giudici bolognesi, inoltre, ci sono i presunti depistaggi messi in campo dal 35enne: i messaggi cancellati con la Bianchi, i vestiti indossati la sera del delitto consegnati tardivamente e solo dopo “averli lavati” o la “zoppia simulata” ma, anche, le rivelazioni di Manuela che lo collocano sul luogo dell’omicidio la mattina del ritrovamento del cadavere della 78enne prima che venisse dato l’allarme. A questo si aggiunge anche l'”ossessione” emersa dalle intercettazioni che Dassilva aveva per gli esiti della prova del Dna sui materiali biologici, repertati sul cadavere di Pierina che avrebbero potuto far emergere il profilo genetico del metalmeccanico, da qui la ricerca di giustificazioni per un evento del genere. Preoccupazioni poi rientrate quando, in sede di incidente probatorio, era emerso che il materiale si era degradato a tal punto per un errore di conservazione da non poter dare una risposta certa.


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