Dark Souls 2 è davvero la pecora nera dei giochi Souls di FromSoftware?
Dark Souls è stata una serie in grado di stravolgere gli equilibri del mercato videoludico e di dare il la ad un nuovo filone degli action-RPG, ancora oggi più attuale che mai. Nonostante il proliferare di titoli che tendono ad imitarli, i Souls originali di FromSoftware sono solitamente riconosciuti come i migliori nel loro genere.
Eppure, tra i Souls e Soulslike più criticati in assoluto figura spesso Dark Souls 2, considerato da gran parte della fanbase la “pecora nera” del franchise di FromSoftware. Il motivo per cui viene spesso visto con sospetto o considerato “un bel gioco ma un brutto Souls” nasce in gran parte dalla sua produzione travagliata. Hidetaka Miyazaki, fino ad allora creatore e director di Demon’s Souls e Dark Souls, assunse qui il più marginale ruolo di supervisore del progetto, mentre Tomohiro Shibuya prima e Yui Tanimura poi presero il timone come director.Nell’avvicendarsi di questi due autori, il titolo andò incontro ad una profonda trasformazione in pieno work in progress, e quello che ne uscì fuori alla fine fu un gioco che convinse soltanto a metà la fanbase.
Lo sviluppo travagliato del gioco portò a un cambiamento sottile ma tangibile nel tono e nella coerenza dell’universo di gioco. Mentre la Lordran di Dark Souls offriva un mondo (quasi) perfettamente ciclico e interconnesso, Dark Souls 2 presenta una struttura più frammentata, quasi episodica, che per molti ha rotto l’illusione di organicità che rendeva il capitolo originale tanto speciale. Il sistema “a raggiera” di Drangleic avvicina il gioco più ad un classico dungeon crawler: raggiunto il capo estremo di una direzione abbiamo un vicolo cieco da cui ritornare alla cara vecchia hub di Majula.
Il level design manca spesso di coesione: alcune transizioni tra aree sono illogiche (l’esempio più chiacchierato: la salita in ascensore da una palude velenosa verso un castello immerso nella lava). Nonostante questo, le singole aree sono spesso intricate e ben costruite (Pontile Desolato, Lo Scolo) e molto ispirate artisticamente (Santuario di Amana, Nido del Drago). I DLC, invece, sono qualitativamente accostabili a ciò che abbiamo visto nel primo capitolo della serie: aree molto vaste, complesse, visivamente stupende e coerenti dal punto di vista topografico.
Passando al gameplay, Dark Souls 2 ha cercato di ribilanciare il ritmo del gioco. I movimenti del personaggio sono più lenti e realistici (venne utilizzato per la prima volta il motion capture), ma da questo ne conseguì una pesantezza e “legnosità” di fondo.Il problema è accentuato dalla statistica “Adattabilità“, che influenza l’efficacia dei roll difensivi. Fu una scelta controversa: molti giocatori non si rendono conto subito che devono investire punti in questa statistica per avere una schivata decente. Il combat system, pur mantenendo l’impostazione classica, risulta meno preciso. Molte hitbox sono infami, alcune animazioni nemiche non comunicano bene l’attacco imminente, e la sensazione generale è di un sistema meno raffinato, ma che con un po’ di pratica si riesce infine a padroneggiare.
Dark Souls 2 non ebbe paura di osare e introdusse tante meccaniche inedite: il de-spawn dei nemici dopo un certo numero di uccisioni che offre un modo per “ripulire” zone difficili; il NG+ più vario e ricco di sorprese (l’unico gioco della serie a farlo); i falò ascetici con cui passare direttamente al NG+ di una specifica area causando la rinascita del boss di riferimento; la durabilità delle armi tra un falò e l’altro; le torce per farsi strada nel buio; un rinnovato sistema di upgrade delle armi. Tutta questa varietà venne convogliata in quello che da molti viene ancora considerato il miglior PvP online della serie.
La quantità non è certo un problema per Dark Souls 2: ci sono un’infinità di armi da provare, e per la prima volta si può giocare in dual wielding brandendo due armi in simultanea.Sono tantissime anche le armature da collezionare (non per nulla viene spesso etichettato come miglior “Fashion Souls”). Numerosissimi sono anche i boss, alcuni dalla qualità discutibile (Drago Antico, Vecchio Re di Ferro), mentre altri assolutamente memorabili (Il Cavaliere della Cenere, Sir Alonne, Cavaliere dello Specchio, Sinh).
Come avrete notato, Dark Souls 2 è un gioco fatto di luci ed ombre, e per ogni pregio abbiamo un difetto a controbilanciare. È il capitolo più “brutto” della serie? Forse sì, ma è stato un capitolo davvero coraggioso, quello che ha rischiato di più, pagando il prezzo in coesione e raffinatezza. Un gioco seminale per il futuro di FromSoftware, pensato come open world nella primissima fase di concept, e poi ridimensionato in una Drangleic tanto frammentata quanto ricca di spunti affascinanti. Un’esperienza che consigliamo in ogni caso di vivere, al netto delle sue debolezze. Non siete ancora convinti? È stato lo stesso Hidetaka Miyazaki a descrivere Dark Souls 2 un passo fondamentale per la serie e il futuro di FromSoftware.
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