“Danni a tutta l’Ue”. L’Italia inaffidabile torna a preoccupare alleati e mercati
BRUXELLES — Una scelta “deplorevole” che assesta un colpo alla credibilità e alla reputazione del governo. E soprattutto ci saranno ripercussioni.
La bocciatura del Mes da parte della maggioranza sta facendo cadere le braccia a buona parte dei vertici istituzionali dell’Unione europea. Dopo l’accordo di mercoledì sul Patto di Stabilità nessuno si aspettava una scelta tanto miope. Che, secondo tutti i responsabili di Bruxelles, danneggia in primo luogo l’Italia. E sconcerta i leader degli altri Paesi.
Basta allora sentire cosa dice il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Pascal Donohoe, per capire come è stata accolto il voto della Camera. «Pur nel pieno rispetto delle deliberazioni parlamentari – ha detto a chiare lettere -, me ne rammarico per l’esito. Come ho sottolineato in molte occasioni, la finalizzazione della riforma del Trattato MES è un elemento chiave della nostra rete di sicurezza comune nell’area dell’euro, a vantaggio di tutti i paesi membri dell’area dell’euro. Tra gli altri elementi, la riforma del Trattato MES mira a stabilire un sostegno pubblico al Fondo di risoluzione unico inteso a rafforzare ulteriormente la resilienza e la stabilità finanziaria dell’area euro nel suo insieme e quella di ogni singolo Stato membro dell’area euro, compresa l’Italia. L’Italia rimane l’unico paese che blocca la finalizzazione di una riforma su cui tutti ci siamo impegnati nel 2021». Per Donohoe, dunque, «resta deplorevole che non siamo stati in grado di realizzare il suo sostegno, una pietra miliare importante verso il completamento dell’Unione bancaria nell’UE. Continuerò il mio impegno al riguardo con le autorità italiane nei prossimi mesi». Stesso tipo di sconforto per il Direttore generale del Meccanismo, il lussemburghese Pierre Gramegna: «Siamo rammaricati, ne avrebbero beneficiato tutti i Paesi dell’area euro». La presidenza della Commissione ha valutato per l’intera giornata se esprimere un giudizio e ha poi lasciato al capo dell’Eurogruppo il compito di commentare. Anche perché il fondo riguarda solo i 20 Stati che hanno la moneta unica. Ma le valutazioni nella Commissione e tra gli Stati membri sono comunque nettissimi. Ed estremamente negative. Per almeno tre ordini di motivi.
Il primo riguarda il “danno reputazionale” subito dall’Italia. Nessun Paese – tranne qualche rara eccezione – è mai venuto meno al principio della continuità amministrativa: ossia se un governo firma un accordo, quello successivo lo rispetta. Questo voto rende così l’Italia più debole e soprattutto considerata inaffidabile. La smorfia che accompagna il volto di chi commenta è più eloquente delle parole. Un effetto che si moltiplica ancora di più sul ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che infatti ha subito questa decisione. Va considerato che il board del Mes è composto dai ministri finanziari dell’Eurogruppo. Gli altri diciannove ministri si sentono ora traditi dal “collega” italiano che ha sempre offerto rassicurazioni sul punto. «Ne abbiamo parlato tutti insieme – è la principale osservazione – e ora succede questo. Come possiamo fidarci?». Una situazione che avvicina l’Italia all’Ungheria. Da sola a tenere una posizione considerata inspiegabile. Il paragone è frequente: come Budapest ha bloccato il bilancio, Roma ferma il Mes. Palazzo Chigi quindi affiancato su un fronte sovranista emarginato e isolato.
Il secondo punto è connesso e riguarda le conseguenze future. È evidente che il fastidio provocato nei partner si manifesterà alla prima occasione. Il senso è: gliela faremo pagare. In primo luogo potrebbe già avvenire sul Patto di Stabilità. Che deve affrontare l’esame del Parlamento e del cosiddetto “trilogo” (una sorta di camera di compensazione ufficiosa di cui fanno parte Parlamento, Commissione e Consiglio). Già in quella sede qualcuno – magari proprio i tedeschi più interessati al Fondo Salva-Banche – potrebbe inasprire le regole già molto peggiorate rispetto alla proposta originaria dell’esecutivo europeo. La sconfitta subita sulla governance economica rischia quindi di essere addirittura più pesante. Stesso discorso quando quelle stesse regole verranno applicate. Nessuno farà sconti al nostro Paese. Per non parlare dell’eventualità di una crisi bancaria. In effetti il nostro sistema del credito in questo momento è molto solido. Ma considerate le scivolate del passato, nessuno può garantire in assoluto che non accada nulla. In quel caso, l’Italia rischierebbe di essere lasciata sola. Perché ormai il Mes, non è più il Fondo Salva-Stati ma il Salva-banche.
In questo quadro c’è un aspetto che potrebbe peggiorare la situazione. Per affrontare le crisi bancarie esiste già il Fondo di Risoluzione unico che è però finanziato dalle banche stesse che avrebbe potuto rafforzare il suo raggio d’azione con i soldi del Meccanismo di Stabilità. Tutte criticità che non lasceranno certo tranquilli i mercati finanziari. Un elemento che a Bruxelles nessuno sottovaluta. L’Italia si muove sempre su un crinale scivolosissimo. E questo stop non aiuta.
Il terzo aspetto concerne la struttura dello stesso Mes. Questo fondo è ancora dotato di diversi miliardi di euro. Il suo capitale è di 700 miliardi. In assenza di crisi “nazionali”, quei soldi sono da anni inutilizzati. Sostanzialmente vengono reinvestiti per non lasciarli immobili in Borsa e nell’acquisto di titoli di Stato. Un vero spreco. Quelle risorse, senza il sì italiano, rimangono nel freezer anziché essere messe a disposizione della collettività nel settore bancario.
Insomma l’Italia torna ad essere la “pecora nera” per uno strumento che, anche se ratificato, non avrebbe comunque avuto l’obbligo di attivare. Un vero gioco a perdere.
Source link