Daniela Collu: «Ogni 72 ore viene uccisa una donna. Com’è che ci si ritrova in una relazione tossica e mortale?»
I resti del corpo di Carol Maltesi, 25 anni, sono stati ritrovati il 20 marzo 2022 a Borno, un
piccolo Comune della Val Camonica. A ucciderla è stato l’ex compagno, Davide Fontana, 43 anni.
Marianna Manduca è stata ammazzata la sera del 3 ottobre del 2007 dal suo ex marito, Saverio Nolfo, 36 anni. Sei le coltellate, fatali.
Sara Di Pietrantonio è stata aggredita il 29 maggio 2016, in una strada nella periferia di Roma: è stata strangolata e bruciata dal suo ex fidanzato, Vincenzo Paduano, che non aveva accettato la separazione e non poteva pensare che lei potesse continuare a vivere senza di lui.
Poi c’è Jennifer Sterlecchini, uccisa a sangue freddo dal suo ex, Davide Troilo, con 17 coltellate.
Sono queste le quattro storie raccontate dalla conduttrice e scrittrice Daniela Collu nella nuova docuserie Ogni 72 ore. Il titolo fa riferimento a un dato angoscioso: ogni 72 ore, in Italia, una donna muore per mano di un uomo, quasi sempre il partner, un parente o comunque un conoscente, uno di cui ci si dovrebbe fidare. Già disponibile il podcast con lo stesso titolo su Spotify, la serie va in onda dal 25 novembre su Sky Crime e in streaming su Now e in tutte le puntate è sottesa una domanda: «Come e perché ci si ritrova in una relaziona tossica e mortale?».
L’intervista a Daniela Collu
Perché proprio queste quattro storie tra le tantissime?
«Perché raccontano diversi aspetti del fenomeno: quella di Carol Maltesi è la storia di una sex worker, svilita per il suo mestiere da una sentenza vergognosa. Quella di Sara Di Pietrantonio è una storia “normale”: è una coppia che si lascia e lui non accetta la separazione. Poi c’è Jennifer Sterlecchini, che ha avuto tutte le accortezze che ti dicono di avere, ma l’ex fidanzato l’ha comunque ammazzata. Il caso di Marianna Manduca racconta invece l’assenza dello Stato: per salvarla non sono servite le 12 denunce contro il marito».
Ma queste vicende drammatiche partono tutte da storie d’amore?
«Chiariamo subito che qui l’amore non c’entra nulla. In questi casi c’è semmai il controllo, l’insicurezza, la gelosia asfissiante, la paura dell’abbandono e dell’umiliazione: è questo il terreno fertile per i femminicidi, e non c’è traccia di amore. Capita che ci siano uomini che non accettano una donna che vuole coltivare se stessa: è un pensiero millenario, la verità è che siamo immersi in un mondo che prevede che l’uomo sia il padrone. La rivoluzione femminista ha permesso che le donne potessero guadagnare terreno, ma si è messa in atto una specie di lotta per il potere. Il problema è che di alcune cose non ci accorgiamo perché vengono giustificate da un contesto culturale atavico».
Più volte lei si è definita «femminista»: com’è cambiato oggi il femminismo?
«La prima cosa è che non devono essere femministe solo le donne. Non può essere una questione solo femminile: il femminismo deve essere una questione sociale e serve la partecipazione maschile, perché la conquista di più diritti per le donne gioverebbe a tutti. I maschi devono essere chiamati in causa».
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