Dalle passeggiate letterarie ai silent reading party: l’importanza dei libri e l’arte di raccontarli
Leggere i libri non solo per conoscere nuovi luoghi, ma anche per riscoprire se stessi attraverso le parole degli scrittori. È questo lo spirito di Flâneuse, il progetto ideato dalla giornalista Marta Perego, che invita a vivere i libri non come semplici guide, ma come compagni di viaggio nei momenti più significativi della propria esistenza.
«Le mie Flâneuse», racconta Marta Perego, «sono soprattutto donne, ragazze, ma pian piano stanno arrivando anche alcuni uomini… che decidono di aprirsi ad uno spazio interiore… Oggi si parla molto di “crescita personale”, ma io preferisco chiamarla crescita interiore: un percorso fatto di silenzio, di lettura, di pratiche filosofiche, di passeggiate letterarie. Momenti in cui possiamo fermarci, ascoltarci, connetterci davvero con ciò che abbiamo dentro e con ciò che ci circonda.
In questa frenesia che spesso ci avvolge e ci soffoca, trovare uno spazio di pausa è già un atto rivoluzionario. Leggere ci aiuta a vivere proprio questi passaggi. Ci fa entrare nelle vite degli altri, ci insegna l’empatia, ma soprattutto ci offre nuovi significati per leggere la nostra esistenza. E questi nuovi significati, spesso, non arrivano dalla logica o dalla razionalità, ma da qualcosa di più sottile: l’intuizione. Un’intuizione che molti scrittori e scrittrici hanno coltivato e che noi, oggi, rischiamo di perdere perché non le lasciamo spazio. Siamo travolti da impegni, responsabilità, notifiche. Ma perderci tra le pagine, perderci nei luoghi più profondi e non contaminati di noi stessi, è spesso il modo migliore per ritrovarci. E per dare nuova luce a tutto ciò che ci circonda».
Chi sono le flâneuse
Il termine flâneuse deriva dal francese flâneur, parola che descrive una figura emblematica della Parigi ottocentesca: un gentiluomo che passeggia senza meta per la città, osservando il mondo con occhio attento, curioso e riflessivo. Il concetto è diventato famoso grazie al poeta Charles Baudelaire e poi approfondito da filosofi come Walter Benjamin, che lo descriveva come un «lettore della città».
Flâneuse è la forma femminile del termine, ma storicamente è apparsa molto più tardi. Questo perché per lungo tempo la figura del flâneur è rimasta legata a un’esperienza urbana tipicamente maschile: alle donne non era concesso lo stesso tipo di libertà nello spazio pubblico. Solo in tempi più recenti, con il cambiamento dei ruoli sociali e culturali, la flâneuse ha cominciato a emergere come figura autonoma: una donna che cammina da sola, esplora, osserva, riflette, e fa della città e dei suoi percorsi un’esperienza intima e intellettuale. Oggi flâneuse è diventato così un simbolo di libertà interiore, di esplorazione non solo dello spazio urbano, ma anche di sé stesse.
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