Società

Dalla stand-up al mondo della danza: Amy Sherman-Palladino e Daniel Palladino tornano sulle punte con la serie Étoile

È degli altri volti nuovi che c’è poco da essere entusiasti. Esclusi i bravi David Alvarez (già nel remake di West Side Story di Steven Spielberg) e Ivan du Pontavice, a sconcertare è la protagonista dello show, dove due rinomate compagnie di danza, la francese Le Ballet National di Parigi e l’americana Metropolitan Ballet Theater di New York, si scambiano i loro migliori artisti per ravvivare la stagione teatrale. Lou de Laâge, che il pubblico internazionale aveva conosciuto soprattutto grazie a Un colpo di fortuna – Coup de chance di Woody Allen, è l’étoile principale scritta con riserva e interpretata con poca grazia, la quale per incorporare il ruolo di una donna forte, indipendente, anti-convenzionale e intransigente, un talento puro e per questo al di sopra di ogni altra cosa, carica eccessivamente l’interpretazione della sua Cheyenne Toussaint. L’attrice, che non è una vera danzatrice e ha preso lezioni di balletto – oltre ad aver avuto una controfigura, la ballerina Constance Devernay-Laurence – riesce comunque a muoversi in sintonia col resto del cast, pur non conquistando mai realmente il pubblico, se non dopo svariati degli otto episodi che compongono la serie, una quantità di tempo che è inevitabile porti ad affezionarsi più o meno a tutti i personaggi.

La danza come arte salvifica

Cheyenne di de Laâge non influisce a ogni modo nel computo generale di Étoile che, come è stato per la stand-up comedy, usa stavolta la danza come veicolo per parlare di passione e obiettivi, di trovare la maniera insieme di esprimersi e di entrare in connessione con gli altri. Sono entrambe un passo a due le ultime serie dei Palladino: c’è un palco su cui qualcuno si esibisce e una platea che guarda e ascolta assortita, a volte con poca convinzione, altre ancora finendo per fischiare. Ma quando scatta la magia, quando ogni emozione è al proprio posto, si accende una scintilla che è il motivo per cui i creatori continuano a indagare l’universo dell’arte, che può richiedere sacrificio e provocare a volte dolore, ma ha la capacità di essere salvifica.

Il pubblico, in tutto questo, ha una visuale preferenziale. Non solo può osservare lo show, ma può viverne il dietro le quinte, scavare nelle esistenze dei personaggi, conoscerli meglio e vedere quanto Amy e Daniel Palladino riescano a renderli strani, bizzarri e traboccanti di amore per ciò che fanno. Il tutto con un ritmo che altri show possono solo sognare, mai calando e tenendo sempre il tempo. Poi, forse, questa prima stagione di Étoile non è ancora destinata a decollare, ma bisogna ricordare che ogni balletto può avere in serbo un crescendo.


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