Economia

Dalla Gen Alpha alla Beta: così i bambini decidono lo shopping e il cibo del futuro


La linea del tempo scorre veloce. Mentre la Generazione Alpha (2010-2024) muove i primi passi nell’adolescenza, già si affaccia la Generazione Beta, i nati dal 2025 al 2039. Secondo l’istituto australiano McCrindle, che ha coniato queste etichette, i Beta saranno i primi a vivere interamente nel XXI secolo: cresceranno tra intelligenza artificiale diffusa, realtà aumentata nativa e città sempre più smart. E, soprattutto, erediteranno un mondo dove la sostenibilità sarà prerequisito e non più opzione.

Alpha: piccoli consumatori con un potere da big spender

La Alpha è già oggi la generazione più influente nei consumi. Bloomberg, con un’analisi firmata da Shuli Ren, calcola che 5,3 trilioni di dollari siano già stati spesi per loro ma il dato che colpisce di più è un altro: il 42% della spesa familiare è influenzato dalle loro scelte. Un potere che si traduce in numeri da capogiro: 101 miliardi di dollari di spesa diretta, 11,3 miliardi solo in retail e fino a 500 miliardi di acquisti indirettamente guidati da gusti e desideri di bambini e adolescenti (dai cereali della colazione fino all’auto di famiglia).

A 10 anni, il 68% dei piccoli Alpha possiede già un prodotto di lusso: segno di un’anticipazione dei consumi che un tempo arrivavano più tardi. Non si tratta di capricci passeggeri; sono decisioni meditate, spesso alimentate da TikTok, YouTube o Instagram, dove seguono influencer e contenuti legati allo shopping. Il 25% ammette di sentirsi spinto all’acquisto direttamente dai social e i genitori, per lo più millennial alle prese con mutui impossibili e un costo della vita in salita, non solo ascoltano i figli ma li considerano veri consulenti domestici di shopping.

Cibo e shopping: tra globalizzazione e nuove consapevolezze

Il carrello della Generazione Alpha è già globale. Dalla Corea arrivano i ramen iper-piccanti della Samyang Foods, diventati virali con il “Buldak Challenge”; dalla Cina i pupazzi Labubu di Pop Mart, oggi oggetti feticcio per adulti e ragazzi, ma non è solo questione di trend: cresce una nuova sensibilità per la salute e per il pianeta, infatti, quasi metà riduce il consumo di carne e preferisce snack nutrienti e sostenibili mentre il 66% dichiara di preferire marchi impegnati sul fronte ambientale o sociale.

E nei negozi? Per loro lo store fisico è un luogo “instagrammabile”, che deve offrire un’esperienza da raccontare; lo shopping online è naturale, ma si integra con il piacere di provare, toccare, condividere. È la spesa come contenuto: ogni acquisto è anche un post, un video, una storia.

Beta: i figli dell’IA e della sostenibilità

Mentre la Alpha detta già le regole, la Generazione Beta si prepara a crescere in un contesto diverso. Niente ricordi di lockdown o scuole online: i Beta avranno dalla culla un rapporto simbiotico con intelligenza artificiale, algoritmi personalizzati e città iperconnesse. Saranno meno numerosi, a causa della denatalità ma con un capitale culturale e tecnologico più alto.

La loro impronta sul cibo sarà ancora più marcata: erediteranno da genitori Millennial e GenZ il gusto per il plant-based, la cucina casalinga e la riduzione degli sprechi. Una generazione che considererà “normali” gli alimenti sostenibili e il packaging compostabile e che guarderà con sospetto a ciò che non si allinea a questi valori. Per i negozi, significherà ripensare l’esperienza in chiave iper-personalizzata: vetrine interattive, AI che anticipa gusti e abitudini, spazi fisici sempre più ibridi.

Il futuro dei consumi

Se la Alpha ha già dimostrato di saper trasformare un adolescente in un trendsetter capace di far volare titoli in Borsa, la Beta sarà la generazione della consapevolezza radicale: meno prodotti, ma scelti con più criterio; meno sprechi, ma maggiore valore. In altre parole, consumatori meno facili da conquistare, ma decisivi per chi vorrà crescere in un mercato dove ogni acquisto è insieme gesto economico, culturale e sociale.

*direttore di Markup e Gdoweek


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