Dalla classe al salotto di casa: quando i robot educativi diventano membri della famiglia e restano per sempre nei ricordi dei bambini. Una ricerca in Canada
Lo studio, pubblicato su Frontiers in Robotics and AI, ha seguito per quattro anni 19 famiglie che nel 2021 avevano ricevuto Luka, un robot educativo a forma di gufo progettato per supportare l’alfabetizzazione precoce nei bambini in età prescolare.
Il fenomeno dell’attaccamento prolungato
I risultati della ricerca hanno evidenziato un dato inatteso: 18 famiglie su 19 hanno conservato il robot nonostante i bambini avessero superato l’età target del dispositivo. Nel 2025, quando i partecipanti originari avevano tra i 7 e i 10 anni, molte famiglie continuavano a mantenere il robot attivo, ricaricandolo regolarmente e utilizzandolo per nuove funzioni come riproduttore musicale o narratore di storie. “Luka è un po’ come il mio fratellino. È sempre stato lì da quando ero piccolo. So che è un robot, ma mi sentirei triste se se ne andasse”, ha dichiarato Lucas, 9 anni, uno dei partecipanti allo studio.
La ricerca ha identificato tre temi principali che spiegano la persistenza domestica del robot: l’attaccamento emotivo e la personificazione, il valore simbolico e l’identità familiare, e il riutilizzo pratico all’interno delle routine domestiche. Molti genitori hanno descritto comportamenti di cura verso il dispositivo, evitando di lasciarlo scarico per il disagio emotivo che provocherebbe. Un genitore ha raccontato: “Una volta lo abbiamo lasciato spento e si è scaricato completamente; mio figlio di 9 anni si è molto arrabbiato, piangendo ‘È morto! L’abbiamo ucciso!’ Abbiamo subito collegato la spina, e quando si è riacceso ha sospirato di sollievo”.
Transizione da strumento educativo a simbolo familiare
Lo studio ha documentato come il robot abbia subito una trasformazione di ruolo, passando da dispositivo educativo a membro simbolico della famiglia. Undici famiglie hanno sottolineato il valore simbolico del robot come ricordo dell’infanzia, trofeo di partecipazione a uno studio innovativo, o rappresentazione dei valori familiari. “Non lo usiamo più per leggere, ma è un promemoria di quanto è cresciuta. È un simbolo del suo percorso di apprendimento”, ha spiegato una madre durante le interviste.
Il posizionamento fisico del robot all’interno delle abitazioni ha assunto significati specifici: esposto su librerie come guardiano della conoscenza, in salotti come elemento decorativo tecnologico, o decorato con piccoli oggetti personalizzati creati dai bambini. Una famiglia aveva posizionato un piccolo centrino sotto il robot, trattandolo “come un pezzo d’arredamento”, mentre un’altra aveva appeso una targa con il nome sopra di esso, creata dal bambino.
Implicazioni per il design dei robot sociali
La ricerca fornisce importanti indicazioni progettuali per lo sviluppo di robot sociali destinati all’uso domestico a lungo termine. Gli autori suggeriscono che i progettisti dovrebbero considerare transizioni di ruolo progressive, supportare la continuità emotiva attraverso il ricordo delle interazioni passate, e implementare meccanismi di “pensionamento” graduale che rispettino l’attaccamento sviluppato dagli utenti.
“I nostri risultati dimostrano che le metriche di successo per i robot a lungo termine non dovrebbero basarsi esclusivamente sulla frequenza d’uso”, spiegano i ricercatori Zhao Zhao e Rhonda McEwen. “Un robot può essere acceso solo poche volte al mese ma essere comunque valorizzato e quindi conservato”. Lo studio evidenzia anche l’importanza della durabilità tecnica e del supporto software prolungato, considerando che molte famiglie hanno espresso preoccupazione quando gli aggiornamenti del robot sono cessati.
La ricerca, dunque, apre nuove prospettive sulla domesticazione tecnologica e suggerisce che, man mano che i robot sociali diventeranno più comuni nelle case, la società dovrà sviluppare nuove narrazioni e sistemi di supporto per onorare il significato delle tecnologie anche quando non svolgono più funzioni attive.
Source link