Marche

dal maxi progetto di Riceci alla modifica delle norme del piano regionale

PESARO Teoricamente la riduzione da 1.500 a 500 metri della distanza minima dai centri abitati di una nuova discarica per rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi può rilanciare il progetto di Riceci. L’abitato di Gallo di Petriano dista poco meno di un chilometro dai calanchi di Petriano e il no della Provincia si fonda (seppure non solo) sulla fascia di rispetto attualmente prevista di duemila metri. Ma più verosimilmente la proposta del nuovo piano regionale che venerdì sarà sottoposta all’approvazione dei sindaci dell’Assemblea territoriale d’ambito (Ata), servirà a Marche Multiservizi per creare una Riceci bis, potenzialmente in vista di case e scuole. 

Il medesimo disegno

Infatti, la logica che sottende l’idea formulata dai tecnici dell’Ata con la condivisione del comitato ristretto dei sindaci, in cui spicca per rilievo e implicazioni politiche il primo cittadino di Pesaro Andrea Biancani, è la stessa che ha ispirato la maxi discarica di Riceci. Un progetto capace di generare ricavi complessivi per un miliardo e mezzo di euro secondo quanto emerso dalle audizioni della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti. Chiaramente costruito sulla misura di Marche Multiservizi, la società pesarese a partecipazione pubblica maggioritaria, delle sue capacità operative e delle sue esigenze di crescita aziendale e di redditività, che vedono distribuire regolarmente da anni ai soci 8,8 milioni di euro in dividendi, qualunque sia la congiuntura economica e sociale (oltre 4 vanno al partner industriale di Bologna Hera, il resto è erogato agli enti locali con la prevalenza del Comune di Pesaro che incassa 2,2 milioni).

La logica è quella dell’espansione territoriale della gestione dei rifiuti, passando dai rifiuti urbani, il cui smaltimento è vincolato per legge alla prossimità rispetto al luogo di produzione, ai rifiuti speciali provenienti dalle attività produttive, che possono circolare liberamente senza limiti. In questo modo si sopperisce alla riduzione degli introiti delle discariche per rifiuti urbani, causata dall’aumento della raccolta differenziata fissata dal nuovo piano regionale all’80%, che finora ha rappresentato il core business ambientale di Marche Multiservizi.

Da interrare 5 milioni di metri cubi

Questa è l’evidenza del progetto della discarica di Riceci, che prevede di interrare in un paesaggio suggestivo 5 milioni di metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi in 25 anni, al passo di 200mila tonnellate all’anno. Sarebbe la più grande discarica delle Marche, progettata per gestire i 4/5 dei rifiuti speciali non pericolosi indifferenziati o residui di attività di recupero prodotti in tutta la regione, secondo un modello economico lineare. Al contrario, le indicazioni dell’Europa danno priorità alla riduzione della produzione dei rifiuti, al riciclo degli stessi e al recupero dei materiali, lasciando lo smaltimento in discarica come opzione residuale.

In questo contesto, la necessità di dare una risposta alle imprese del territorio, addotta dall’Ata come motivazione della modifica al piano regionale, è in buona sostanza una foglia di fico. Lo dimostra l’esperienza delle discariche di Ca’ Lucio e di Ca’ Asprete gestite da Marche Multiservizi, nelle quali come ha più volte denunciato l’assessore regionale all’ambiente Stefano Aguzzi sono state smaltite grandi quantità di rifiuti produttivi provenienti da fuori regione, in deroga al limite del 50% dei rifiuti urbani stabilito dall’attuale piano. Mentre gli industriali pesaresi lamentavano la mancanza di impianti dove conferire i propri rifiuti produttivi. Una gestione che ha concorso a creare l’attuale prospettiva dell’emergenza.

Se prima non interverrà da parte della Regione la dichiarazione del vincolo paesaggistico sul sito di Riceci, non è escluso che la riduzione a 500 metri della fascia di rispetto porti a un rinnovo della richiesta di autorizzazione per l’impianto di Riceci da parte della società proponente Aurora (di cui Marche Multiservizi detiene ora il 40% delle quote con l’accordo di rilevarle tutte qualora si passi alla fase operativa). È significativo al riguardo l’ostinazione con cui Aurora si oppone al diniego della Provincia, impugnato al Tar.

La difesa delle comunità locali

Ma più concretamente tale modifica al piano regionale consentirebbe il trasferimento altrove nella provincia del progetto di Riceci, con i medesimi obiettivi, togliendo a un’altra comunità locale il principale strumento per difendere il proprio territorio, le risorse ambientali e, soprattutto, la salute dei suoi cittadini rispetto a una decisione imposta dall’esterno per una finalità sostanzialmente di profitto.




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