Dal Canada alla Germania: ecco chi ha riconosciuto la Palestina e chi lo farà
Con il conflitto israelo-palestinese tornato prepotentemente al centro dell’agenda geopolitica globale, il riconoscimento dello Stato di Palestina si impone come nodo politico cruciale nel dibattito multilaterale. Negli ultimi diciotto mesi, una serie di Stati – in particolare europei e caraibici – ha formalmente aderito alla linea del riconoscimento unilaterale. Altri, tra cui membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, si preparano a fare lo stesso entro settembre 2025, in occasione della 80ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York.
Ad oggi, 147 Stati membri delle Nazioni Unite – circa il 76% dell’assemblea – hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Si tratta in gran parte di Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina e del mondo arabo. La spinta al riconoscimento ha però conosciuto una nuova accelerazione negli ultimi mesi. Nel corso del 2024, nove nuovi Paesi hanno aderito ufficialmente al riconoscimento, rompendo in parte la tradizionale prudenza dell’Occidente: Norvegia, Spagna, Irlanda e Slovenia hanno formalizzato il riconoscimento tra maggio e giugno 2024, agendo in coordinamento diplomatico. L’Armenia ha compiuto lo stesso passo il 21 giugno, invocando “il diritto all’autodeterminazione dei popoli”. Nei Caraibi, Bahamas, Giamaica, Trinidad e Tobago e Barbados hanno adottato risoluzioni parlamentari simili tra giugno e luglio 2024.
Queste adesioni si inseriscono in un contesto segnato dalla crisi umanitaria a Gaza, dalla stasi del processo di pace e dal crescente sostegno internazionale a una soluzione basata su due Stati. In vista della prossima sessione dell’ONU, alcuni Paesi occidentali – storicamente vicini a Israele – hanno annunciato l’intenzione di riconoscere formalmente lo Stato palestinese. Si tratterebbe di un passo senza precedenti per membri del G7 e del Consiglio di Sicurezza. Il presidente Emmanuel Macron ha confermato che Parigi procederà al riconoscimento “come atto politico e simbolico di giustizia”, allineandosi a partner europei già attivi sul dossier. L’annuncio ha suscitato critiche da parte del governo israeliano e della Casa Bianca.
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato l’intenzione di riconoscere la Palestina entro settembre, subordinando però il passo a una serie di condizioni come il cessate-il-fuoco permanente nella Striscia di Gaza, l’accesso garantito agli aiuti umanitari, il congelamento di ogni annessione territoriale da parte di Israele, la ripresa di un processo negoziale multilaterale.
Ottawa ha reso noto che intende procedere al riconoscimento a settembre 2025, ma solo in presenza di “un chiaro impegno da parte palestinese per istituzioni democratiche, libere da influenze estremiste, e uno Stato smilitarizzato”. “Dopo il Regno Unito, il Canada si unisce alla Francia e annuncia l’intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina a settembre. La dinamica avviata dal presidente Macron si accelera. Grazie, cara primo ministro Anita Anand, per questo lavoro condotto con fiducia. Insieme, operiamo per salvare la soluzione a due Stati“: lo scrive in un messaggio pubblicato su X il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot. Intanto, il governo maltese ha confermato l’intenzione di aderire alla dichiarazione collettiva prevista per l’Assemblea Generale, affermando che “la credibilità dell’Europa nella difesa del diritto internazionale si misura anche su questo dossier”. Paesi come Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti mantengono invece un approccio più cauto. Berlino ha escluso riconoscimenti unilaterali nel breve termine, Roma chiede garanzie di reciprocità, Tokyo rimane legata al coordinamento diplomatico con Washington. L’amministrazione statunitense, nonostante crescenti pressioni interne e internazionali, continua a ribadire che un riconoscimento formale “deve essere l’esito di negoziati diretti tra le parti”.
L’Assemblea Generale dell’ONU di settembre 2025 potrebbe segnare un momento spartiacque. L’impatto sul piano diplomatico e simbolico potrebbe rivelarsi rilevante, anche in vista di eventuali mozioni sulla piena adesione della Palestina come Stato membro delle Nazioni Unite. Secondo fonti diplomatiche, altri Paesi – tra cui Australia, Nuova Zelanda, Lussemburgo, Grecia e Paesi Bassi – stanno valutando se seguire l’esempio francese e britannico nei prossimi mesi.
Il primo ministro portoghese, Luís Montenegro, ha annunciato che intende sentire il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, e che ha intenzione di avviare consultazioni con i partiti di tutto l’arco parlamentare al fine di “considerare il riconoscimento dello Stato palestinese“. Rebelo de Sousa ha poi dichiarato ai media che “esiste una sola politica estera nazionale” e che c’è “sintonia” tra la presidenza della Repubblica e il governo.
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