Società

Da studenti normali a futuri santi: Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, i ricordi dei professori tra bocciature, compiti non fatti e una fede vissuta con semplicità e coraggio

Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati saranno canonizzati insieme oggi da Papa Leone XIV in una solenne celebrazione in Piazza San Pietro. Due giovani morti prematuramente – il primo a 15 anni per leucemia, il secondo a 24 per poliomielite – che hanno lasciato un segno indelebile anche nei loro istituti scolastici gestiti dai gesuiti, dove i docenti conservano ricordi vividi della loro quotidianità studentesca.

Sulla facciata della Basilica vaticana già campeggiano due ritratti. A sinistra, in giacca e cravatta, c’è quello di Pier Giorgio Frassati, giovane alpinista e terziario domenicano torinese morto nel 1925 all’età di 24 anni per una meningite virale. A destra, con una maglietta rossa, quello di Carlo Acutis, studente milanese morto nel 2006 a 15 anni per una leucemia fulminante.

Carlo Acutis (1991-2006) e Pier Giorgio Frassati (1901-1925) rappresentano due modelli di fede e santità per il terzo millennio: Carlo Acutis, il ‘patrono’ di Internet, attraverso il linguaggio del digitale, Pier Giorgio Frassati con un impegno profondo nella carità sociale e nella spiritualità. Dalle prime ore del mattino, migliaia i fedeli in coda per entrare a Piazza San Pietro.

Su Adnkronos il ricordo degli insegnanti.

Carlo Acutis: tra ritardi e domande infinite

All’Istituto Leone XIII di Milano, dove frequentava la quarta ginnasio, Carlo non passava certo inosservato. Maria Capello, sua professoressa di matematica, racconta senza filtri: “Non era particolarmente appassionato alla mia materia. A volte arrivava in ritardo. L’anno è finito con una leggera insufficienza. Ho dato 5 ad un santo!”. Solo successivamente la docente ha scoperto i veri motivi delle assenze: “Faceva il bene, senza dirlo, senza mai vantarsene”. Antonio Bertolotti, professore di italiano, lo descrive come “un ragazzo normale, nella media” che eccelleva nelle materie umanistiche. Fabrizio Zaggia, docente di religione, ricorda le sue continue domande: “Alla quindicesima domanda lo mandavo al suo banco”. Il futuro santo aveva una grafia “piccolissima” e scriveva temi di “5 o 6 pagine” con “una scrittura da grande, non aveva tratti infantili”. Con i compagni aveva anche realizzato un video per promuovere il volontariato: “Hanno bocciato il video di un santo”, commenta ironicamente il professore.

Pier Giorgio Frassati: dalle bocciature al riscatto

Pier Giorgio Frassati ha vissuto un percorso più travagliato al Liceo classico Massimo d’Azeglio, dove è stato bocciato e rimandato due volte in latino prima di cambiare istituto. Antonello Famà, storico docente di religione, sottolinea “la bellissima lettera che Piergiorgio scrive al padre: la sua voglia di riscattarsi, di andare avanti”. Dal 1913 all’Istituto Sociale, Frassati trova nuovi stimoli attraverso gli Esercizi Spirituali a Villa Santa Croce, sviluppando “una fede attiva, incarnata nella storia, nella carità”. Il suo motto diventerà “Vivere non vivacchiare”, emblema di una spiritualità che si traduce in azione concreta. I docenti ricordano come entrambi i futuri santi si distinguessero per l’attenzione verso gli ultimi: Carlo “dava quello che poteva: un sacco a pelo, una coperta ai poveri”, mentre Pier Giorgio incarnava la carità attraverso il servizio quotidiano. Significativa la reazione dei compagni di classe al processo di canonizzazione: “Non è stato accolto positivamente, in particolare dai più brillanti. La santità mette addosso un po’ di inquietudine, soprattutto se è quella del compagno del banco accanto”, confida Bertolotti.


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