da sogno di Pomodoro a miraggio
URBINO Arnaldo Pomodoro, scultore e artista contemporaneo di elevata grandezza, che ci ha lasciati domenica a 99 anni, con la città di Urbino ha vissuto un raffronto controverso, soprattutto a causa del dibattuto progetto da parte della cittadinanza e dell’Amministrazione di allora per il cosiddetto “cimitero di scavo” o “cimitero sepolto”, che è stato sospeso e poi definitivamente abbandonato alla fine degli anni ‘70.
Rapporti riallacciati
Così ricorda il sindaco Gambini: «Pomodoro era profondamente legato al nostro territorio. Molti ricordano il progetto che l’artista presentò per il cimitero di Urbino. Pomodoro vinse la selezione. Alla fine, tutto venne sospeso e i rapporti fra l’artista e la città rimasero per lungo tempo piuttosto freddi. Nel 2018, durante il mio secondo mandato, l’Amministrazione ha deciso di inaugurare il nuovo spazio espositivo della Galleria d’Arte “Albani” in via Mazzini proprio con una mostra di opere grafiche di Pomodoro, intitolata “Pensieri della ricerca”: un omaggio all’artista con il quale abbiamo inteso superare le vicende passate e riallacciare un rapporto». Il progetto del cimitero di Urbino presentato da Arnaldo Pomodoro era molto innovativo, originale e con soluzioni nuove: tutt’uno con il paesaggio della collina prescelta, era concepito come un ingrandimento del primo. I percorsi e le tombe erano scavate come solchi sotto il livello del terreno. Una costruzione cimiteriale tutta in scavo, senza elementi emergenti.
«A suggerirmi l’idea di costruire i loculi nelle pareti del solco tracciato nella collina – scriveva Arnaldo Pomodoro – sono state le antiche sepolture scavate dentro la roccia insieme al ricordo della geologia del terreno del Montefeltro e delle zone intorno a Urbino. Mi venne una folgorazione: aprire la collina, rispettandone la forma, per costruire un percorso solare dove poter riflettere sulla morte, una strada pressappoco a forma di croce, sulle cui pareti collocare le tombe. Una scultura nel paesaggio». Il progetto vinse il concorso e doveva essere subito realizzato «ma – scrisse Pomodoro – venne contrastato da taluni ambienti “notabili” locali».
Profonda amarezza
«Purtroppo, sono venuto a conoscenza, nell’estate del 1997, mentre allestivo una mostra a San Leo – proseguiva Pomodoro – che a Urbino si stava costruendo il nuovo cimitero. Si è seguita la ritualità stereotipa dell’ambiente cimiteriale: chi ha più soldi compra più spazio per farsi il suo mausoleo. Tenevo davvero molto al cimitero di Urbino e la sua definitiva “sepoltura” mi ha lasciato una profonda amarezza».