Da settembre a “Palmatea” l’esperienza del cardiologo Bucci: «Trattamenti specifici per ogni paziente» (Videointervista)
FERMO – Dopo 35 anni di attività tra Università e Ospedale il professor Marco Bucci ha scelto “Palmatea” per mettersi ancora al servizio dei pazienti, in particolare grazie alla sua grande esperienza nella cura di ipertensione e dislipidemie
L’intervista al cardiologo prof. Marco Bucci

Il professor Marco Bucci
Una carriera importante ma ancora la voglia di mettersi a disposizione dei propri pazienti e di chi ne ha bisogno, dall’alto della sua grande esperienza di cardiologo specialista in ipertensione e dislipidemie. E a breve attivo anche all’Istituto Palmatea, in contrada Marina Palmense 97, a Fermo.
Parliamo del professor Marco Bucci, laureato e specializzato in Cardiologia presso l’Università di Chieti dove ha lavorato come docente dal 1989 al 2025. Proprio a Chieti è stato Responsabile Clinico presso il Centro di Ricerca Clinica della “Fondazione G. d’Annunzio” seguendo diversi studi dal 2006 al 20213 come Principal Investigator o Co-Investigator, acquisendo notevole esperienza sulla sperimentazione dei farmaci bio-equivalenti e sulle norme della Good Clinical Practice. Dal 2001 al 2013 è stato Medico Referente prima e poi Responsabile dell’Ambulatorio del Centro di Eccellenza Europeo per l’Ipertensione Arteriosa e di Riferimento regionale per le Dislipidemie e le Malattie Rare del metabolismo lipidico. Dal 2019 è consigliere nazionale della Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi, continuando la collaborazione con il Centro Ipertensione e Dislipidemie, in particolare per alcuni studi in corso. Attualmente sta attivando progetti di telemedicina che potrebbero presto partire come valido supporto sul territorio abruzzese (ma non solo) in particolare per la gestione dello scompenso.
Professor Bucci, perché dopo una lunga carriera di lavoro, ha ancora voglia di spendere una buona parte del suo tempo occupandosi di Medicina?
«Innanzitutto voglio ringraziare l’Istituto Palmatea per l’ospitalità che mi ha gentilmente accolto e grazie a Cronache Fermane per questa intervista. Beh, il perché è facile: un medico non smette mai di fare il medico. Dopo aver lavorato per così tanti anni a contatto con i pazienti, ascoltando i loro problemi e cercando sempre di offrire una diagnosi e di conseguenza la soluzione terapeutica più aggiornata, è difficile, diciamo così, chiudere il libro e trovare un altro impegno. I pensieri vanno sempre lì e ritengo che l’esperienza e le conoscenze maturate in questi anni non fossero ancora da buttare via. Anzi, è cresciuta ancor più la voglia di trasmettere questa esperienza clinica ai giovani che mi sono succeduti in ospedale e in Università, con i quali continuo a collaborare, e ai medici del territorio che volessero chiedere una mia consulenza».
Quali saranno le competenze che pensa di mettere a disposizione della popolazione di questa area marchigiana? Cioè: perché un paziente dovrebbe venire da lei?
«Quelli di cui mi sono sempre occupato: l’ipertensione e le dislipidemie. La prima è condizione clinica molto comune ed è la causa più frequente per cui, nel tempo, il cuore può ammalarsi e andare incontro ad un evento acuto come l’infarto e poi alla patologia cronica meglio conosciuta come scompenso cardiaco. Molto spesso si pensa che sia facilmente controllabile con uno o più dei tanti farmaci da molti anni a nostra disposizione, ma non è proprio così. In primis va ben definita la diagnosi e di conseguenza va correttamente impostata la terapia seguendo le linee guida che periodicamente vengono aggiornate. Ma anche considerando che non tutti i pazienti sono uguali: possono avere altre malattie che richiedono altri farmaci e quindi necessiteranno di trattamenti diversi, specifici per ciascun paziente. I trattamenti poi andranno monitorati nel tempo. Pensiamo agli anziani e alle loro terapie estive, ai pazienti diabetici o alle donne in gravidanza che andranno gestite con molta attenzione considerando la natura dell’ipertensione. Ci sono poi tutte le forme secondarie, più rare ma che vanno riconosciute perché necessitano di trattamenti diversi a seconda dei casi. Tante diverse situazioni che richiedono trattamenti “personalizzati”».

Il professor Marco Bucci
E poi ci diceva che l’altro suo campo di interesse è quello delle dislipidemie; in soldoni: il colesterolo…
«Il colesterolo, ma non solo. In particolare quello che noi chiamiamo colesterolo LDL, che la maggior parte conosce come “colesterolo cattivo”, è sicuramente il nemico che, negli anni, si è conquistato la maggiore considerazione da parte della classe medica, in particolare dei cardiologi. Oramai è riconosciuto non più come fattore di rischio ma come vero e proprio fattore causale dell’aterosclerosi perché l’aumento della sua concentrazione nel sangue, anch’essa molto comune, comincia a far paura tanto ai medici quanto ai pazienti che quando sentono la parola colesterolo hanno paura perché spesso associano la necessità di un trattamento all’uso delle “famigerate” statine su cui bisogna spendere due parole visto che sono state tra i pochi farmaci che realmente hanno cambiato la storia della medicina e contribuito all’allungamento dell’aspettativa di vita, ma ingiustamente demonizzate per la paura degli effetti collaterali a livello muscolare. Innanzitutto non sono tutte uguali e, se il farmaco viene prescritto nel modo giusto, tali effetti collaterali non sono poi così frequenti e il danno potenzialmente invalidante è rarissimo. Ed oggi la terapia può essere “personalizzata” utilizzando combinazioni di più farmaci che, usati insieme, ne aumentano l’efficacia e migliorano la tollerabilità».
Ci può dire qualcosa di più su questi farmaci?
«Molti di essi sono ormai noti non solo agli specialisti che ne sono i primi prescrittori, ma anche ai medici di medicina generale che, vedendo i risultati sui loro assistiti, hanno imparato ad apprezzarne la grande efficacia e la buona tollerabilità. Oltre alle statine si usa da anni l’Ezetimibe, con meccanismo d’azione perfettamente sinergico a quello delle statine. Poi l’acido bempedoico, farmaco simile alle statine ma che non si attiva a livello muscolare e quindi non gravato dagli effetti collaterali che possono penalizzare queste ultime. Ci sono poi i nuovi farmaci biotecnologici che, al di là della loro grande efficacia e soprattutto dell’ottima tollerabilità, si somministrano per via sottocutanea con una iniezione sulla pancia, ogni due settimane, ogni mese o addirittura ogni 6 mesi. E questo è ben accettato dai pazienti che però spesso hanno frainteso il loro corretto utilizzo in quanto non sono sostitutivi della “vecchia terapia” ma vanno somministrati contestualmente in determinate situazioni in quanto anche molto costosi seppur rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale. Spetta allo specialista prescrivere la giusta terapia, adattata a ciascun paziente in funzione di quelli che sono gli obiettivi da raggiungere e la tollerabilità ai farmaci che è diversa , di caso in caso. Ma il problema non è solo il colesterolo, oggi si guarda ad altri target diversi dall’Ldl; accenno ad esempio all’Apo-B, ai trigliceridi e alle lipoproteine ricche di trigliceridi, alla Lp(a). E per tutti loro saranno disponibili a breve farmaci specifici».
Non ho ancora sentito parlare però di ipercolesterolemia familiare che pure, tante volte, è proprio ciò che porta il paziente dal medico specialista…
«Quello che lei dice è giusto ma le forme familiari vere, cioè quelle che hanno una causa genetica, sono per fortuna abbastanza rare. Se la diagnosi viene confermata, sono più severe di quelle che invece insorgono per altri motivi. Se uno ha una forma genetica, vuol dire che ha livelli di colesterolo nel sangue più alti della norma fin dalla nascita e quindi, al momento della diagnosi, saranno verosimilmente già diversi anni che questo colesterolo sta facendo danni a livello vascolare, cioè sta precipitando e formando le placche. Di conseguenza, il rischio cardiovascolare di questo paziente sarà più alto rispetto a un altro, simile per età e sesso, che non ha una forma genetica. Queste forme, abbastanza semplici da sospettare perché clinicamente caratterizzate da valori di colesterolo molto elevati (CT > 300; LDL > 200), non vanno quindi trascurate e non bisogna mai stancarsi di trasmettere alla classe medica il messaggio che, quando si riscontra un caso specifico, andrà fatto lo screening su tutti gli ascendenti e discendenti in linea diretta che fossero disponibili. E anche in questo campo, se sarà possibile, spero di poter essere ancora utile».
Bene. Grazie. Ultima informazione: da quando sarà “operativo” anche qui all’Istituto Palmatea?
«Da settembre. Abbiamo fissato una prima data per il 9 settembre e poi per la frequenza vedremo anche in base a quella che sarà la richiesta da parte del territorio».
Allora benvenuto, le auguriamo buon lavoro.
«Grazie, anche a voi e grazie per questa opportunità».
L’Istituto Palmatea si trova a Fermo, in contrada Marina Palmense 97.
Tutte le info sul sito www.palmatea.it
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