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Da certi magistrati un disegno politico per fermarci. Ho messo in conto conseguenze della riforma giustizia

“Io vedo un disegno politico intorno ad alcune decisioni della magistratura, particolarmente quelle che riguardano i temi dell’immigrazione, come se in qualche maniera si volesse frenare la nostra opera di contrasto all’immigrazione illegale”. E poi: “Ovviamente a me non sfugge che la riforma della giustizia procede a passi spediti e ho messo in conto eventuali conseguenze”. Giorgia Meloni agita teorie del complotto in un’intervista al Tg5 sulle ultime tensioni con la magistratura dopo le decisioni del Tribunale dei ministri, che sul caso Almasri ha archiviato la posizione della premier chiedendo invece l’autorizzazione a procedere alla Camera per i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario delegato all’intelligence Alfredo Mantovano. Un’iniziativa, quest’ultima, che Meloni ricollega alla progressione del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere tra giudici e pm, riforma contestatissima dalla magistratura e di recente approvata al Senato nel secondo dei quattro passaggi parlamentari necessari.

Meloni definisce “surreale” l’accusa di favoreggiamento e omissione d’atti d’ufficio rivolta ai membri del suo governo, che, dice, liberando e rimpatriando il generale libico accusato di torture “hanno agito nel rispetto della legge, per tutelare la sicurezza degli italiani. E considero ancora più surreale”, incalza ribadendo un concetto già espresso nei giorni scorsi, “il fatto che, invece, per me si chieda l’archiviazione. Perchè i miei ministri non governano a mia insaputa e io non sono Alice nel paese delle meraviglie, sono il capo del governo e non sono, diciamolo, neanche un Conte qualsiasi, che faceva finta di non sapere cosa facesse il suo ministro degli Interni”. Una nuova provocazione al leader del Movimento 5 stelle, che nella narrazione della premier avrebbe scaricato su Matteo Salvini, al Viminale nel suo primo governo, la responsabilità del mancato sbarco dei migranti a bordo della nave Open Arms.

Una stilettata a cui l’ex capo del governo risponde subito con un caustico video sui socia dal titolo “non sono certo una Meloni qualsiasi“: “La Meloni non è come Conte, e grazie a Dio, perché io non avrei mai rimpatriato, violando il diritto internazionale una persona accusata di stupro su bambini e di crimini contro l’umanità. Nella vicenda Open Arms io ho criticato pubblicamente Salvini con lettere formali, con post, in tutti i modi. Mi sono da subito e chiaramente distaccato dalla sua gestione che non ho assolutamente condiviso. Quindi certo che mi sono distaccato dal ministro degli Interni, lo rivendico, l’ho criticato allora e lo critico ancora oggi per quella gestione. Mi comporto diversamente da Giorgia Meloni? E certo, lei invece difende i suoi ministri, difende la ministra Santanchè, la tiene incollata alla poltrona nonostante le gravi accuse, quando si tratta di sottrarsi alla legge si proteggono l’un con l’altro”, attacca.

“Evidentemente c’è molto nervosismo dalle parti di palazzo Chigi, non si spiega altrimenti il tono e le parole dell’intervista della presidente del consiglio al Tg5″, commenta il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. “Ora addirittura rivendica il fatto che il pasticcio Almasri è tutta una decisione del suo governo, ed è la magistratura ad avercela con lei. E pensare che la stessa Meloni il 25 gennaio diceva invece che il governo non c’entrava e la scarcerazione del torturatore libico era tutta colpa della magistratura…”, incalza. Duro anche il portavoce di Europa verde Angelo Bonelli: “La teoria del complotto della vittima perenne è l’arma di Giorgia Meloni, che invece di spiegare perché ha liberato un assassino, uno stupratore anche di minori e un torturatore, preferisce attaccare i giudici nelle sue dirette televisive senza contraddittorio. La premier venga in Parlamento a dirci perché ha liberato un criminale e lo ha riaccompagnato a casa con un aereo di Stato. L’onta che ha subito l’Italia con questa vergogna non sarà mai cancellata”.


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