Cultura

Da Bach a Bill Evans: come la Classica influenza l’approccio jazzistico al pianoforte

Hai mai ascoltato Bill Evans suonare “Waltz for Debby” e ti sei chiesto: ma da dove diavolo esce tutta quella profondità armonica? È un talento innato o c’è qualcosa di più sotto? E se ti dicessimo che gran parte della magia del jazz nasce grazie alla musica classica, con un’eredità che parte da Bach per arrivare ai maestri del jazz moderno?

Attenzione, non parliamo di teoria complicata o di bravura strumentale, ma di intuizioni che grazie al patrimonio della cosiddetta musica “colto” puoi portare subito sul tuo pianoforte, anche se non è quello il genere che suonerai.

Scopriamo insieme come i due mondi, apparentemente lontani, si incastrano alla perfezione e come tu stesso puoi sfruttare questa connessione per far salire di livello il tuo modo di suonare.

Da Bach a Evans: la continuità del pensiero musicale

Tutti conoscono Johann Sebastian Bach come il pilastro della musica classica, ma pochi pianisti principianti sanno che il suo stile contrappuntistico è uno degli ingredienti segreti che danno “quel qualcosa in più” anche all’armonia dei brani jazz.
Il concetto è semplice: mentre Bach usava il contrappunto per intrecciare melodie indipendenti, i jazzisti moderni prendono quella stessa idea per dare una maggiore profondità alle loro progressioni armoniche.

Bill Evans, in particolare, non solo studiava Bach, ma lo considerava una fonte primaria per creare il suo tocco unico: gli accordi sospesi, i movimenti melodici nascosti nella voce interna degli accordi, e quel senso di movimento costante.
Ma come possiamo noi comuni mortali imitare quel “suono Evans”? La risposta è più vicina di quanto pensi.

Valse (Based On A Theme By Bach) · Bill Evans Trio

Ma cosa c’entra la musica classica con il jazz?

La verità è che la musica classica ha lasciato al jazz molte eredità preziose: progressioni armoniche, voicing elaborati e la capacità di costruire tensione e rilascio.
Ad esempio, se prendi una semplice triade maggiore e aggiungi la settima o la nona, ottieni già uno degli accordi più usati nel jazz. Ma l’ispirazione non si ferma agli accordi: il movimento tra le voci è ciò che fa vivere davvero l’armonia.

Andrea Saffirio, insegnante del corso Piano Jazz per Principianti su Musicezer, spiega bene questo punto:

“Non basta suonare un accordo. Bisogna ascoltare cosa succede dentro di esso, come le note si muovono da una tensione a un rilascio naturale.” (Andrea Saffirio)

Questo approccio può trasformare anche una semplice progressione di Do maggiore in una miniera di sfumature espressive.

3 tecniche chiave da portare subito a casa

  1. Impara dagli esercizi di Bach
    Non preoccuparti, non devi suonare l’intero Clavicembalo ben temperato, ma scegli piccoli esercizi come l’inizio del Preludio in Do maggiore (video sotto). Prova a suonarlo lentamente e nota come le singole linee melodiche si muovono in modo fluido. Poi, applica lo stesso concetto agli accordi jazz: quando suoni un accordo, pensa a come puoi far “cantare” ogni nota al suo interno.
  2. Voicing aperti per suoni profondi
    Prendi un semplice Do maggiore e prova a suonarlo usando la mano sinistra con Do e Sol, mentre la destra suona Mi e Re (una nona). Sentirai subito come l’accordo si espande nello spazio. Questo trucco è usato dai migliori pianisti jazz per evitare suoni troppo densi e dare respiro alla musica. Come dice Saffirio: Lascia spazio agli accordi. Non è sempre necessario suonare tutto: a volte, il silenzio è più efficace di mille note.
  3. Gioca con le tensioni come faceva Ravel
    Non solo Bach: anche i compositori francesi come Debussy e Ravel hanno influenzato il jazz. Prendi un accordo minore e aggiungi la sesta o la nona per ottenere quella tipica “colorazione jazz”. Prova con un La minore aggiungendo Fa# e Si: il suono ti porterà immediatamente verso atmosfere intime e sofisticate.

Esercizio pratico: crea il tuo mini-preludio jazz

  • Suona la seguente progressione: Do maj7 – La min9 – Re7 (alterato) – Sol7.
  • Per ogni accordo, prova a “muovere” una nota interna verso una tensione e poi risolvi. Ad esempio, nella La min9, sposta il Mi verso il Fa per creare tensione e poi riportalo indietro.
  • Cerca di ascoltare come cambia l’armonia e prova a rallentare ogni passaggio per interiorizzare il movimento.

Non smettere di sperimentare

Adesso tocca a te. Metti in pratica questi esercizi, gioca con i voicing e ascolta tanta musica. Non preoccuparti se all’inizio sembra complicato: il jazz è un viaggio, non una destinazione. E se vuoi approfondire tutto questo, puoi dare un’occhiata al corso Piano Jazz per Principianti di Andrea Saffirio su Musicezer, dove si parla proprio di come mescolare elementi classici e jazz per creare uno stile unico.

Fatti sentire nei commenti: hai provato questi esercizi? Che suono hai ottenuto? Condividi i tuoi dubbi o i tuoi successi: ogni esperienza può diventare un’ispirazione per qualcun altro.




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